Dedico questo articolo a tutti gli amici di Palermo con cui ho attraversato gli anni più belli del Teatro della Città, in particolare al Maestro Umberto Costa mio coach, nel giorno della scomparsa del nostro attore Gigi Burruano che ieri ci lasciati. 18 agosto 2006 Pippo Spicuzza, 17 febbraio 2010 Giorgio Li Bassi, 11 aprile 2016 Gustavo Scirè, 10 settembre 2017 Gigi Burruano. Ieri. Stiamo parlando degli attori palermitani che ci hanno lasciati, quelli che hanno fatto la storia del Teatro Siciliano degli ultimi tempi, gente, se vuoi, talvolta approdata al cinema o alla televisione ma che fondamentalmente nasce… e muore col Teatro nelle vene. Nel nostro giornale abbiamo parlato di Luigi Maria Burruano a proposito di “Palermo Capitale Italiana della Cultura per il 2018”, nel numero blu (aprile), in cui abbiamo citato una carrellata di personaggi “Nati nella Capitale” ed abbiamo intitolato “Palermo oh cara” un altro articolo “rubando” il titolo dall’opera magna di Gigi scritta per noi negli anni ’60. Chi era Gigi Burruano: il figlio del dentista di Via Catania, un giovane pieno di energia che aveva la pretesa di fare l’attore! Ai tempi non erano in molti a scommettere su questo “cavallo” perché la personalità del “nostro” era molto dinamica, ecclettica, ambiziosa e birichina e con questi requisiti non si va molto lontano, si diceva nel quartiere. Ma Lui insisteva. Lo vedevi correre la sera a provare nello scantinato di Via XX Settembre, non lontano da casa sua: ci andava a piedi e là si incontrava con i suoi amici, Salvo Licata, Giorgio Li Bassi, Luisa di Giovanni, Piergiorgio Siino, Ignazio Garsia: I Travaglini. La Storia. E nonostante il mormorio della gente Gigi Burruano si andava sempre più ritagliando il suo spazio di notorietà e di consensi. Le luci soffuse di una qualsiasi sala che chiamavamo Teatro, le sedie di un ristorante (Il Madison) o di una discoteca (Il Best Evening) che chiamavamo poltrone, le sere, diventate notte, con l’emozione dolce di “esserci stati”, lasciavano nell’aria l’eco di una voce irripetibile, quella di Gigi Burruano dalla dizione impeccabile e sicura sia quando parlava con le parole di Brecht o Ionesco, sia quando recitava in vernacolo. Da lì ai più importanti palcoscenici d’Italia il passo non è stato facile ma c’è stato. Bisogna sapere che Luigi Maria Burruano, per i palermitani Gigi, dopo l’esordio nel Teatro della sua città, ricco di cultura, impegno e speranze è stato anche protagonista della “celluloide: l’esordio con L’amore coniugale di Dacia Maraini (1970), Baarìa di Tornatore, Qualunquemente, I Cento passi (per la cui interpretazione aveva ottenuto la nomination al “Nastro d’Argento”), Nati stanchi, con Ficarra e Picone, Il ritorno di Cagliostro, Mery per sempre (1989), Ragazzi fuori, Pizza Connection e tanti altri film. Ha fatto anche televisione (La Piovra, Boris Giuliano, Quel bravo ragazzo) ma il “vizio” del Teatro non l’ha mai perso. Anche talent scout, nel suo piccolo: ha avviato all’arte della parola gli attori Giovanni Alamia e Toni Sperandeo, attualmente impegnato nella serie televisiva La Squadra, nonché il nipote Luigi Lo Cascio. Di certo, in questo momento, in cui è confortato dalla presenza dei suoi amici più cari, purtroppo… non sta recitando. Sin da quando eravamo giovani percepivo nei suoi modi di porsi molta autorevolezza e sicurezza, specialmente quando si parlava di Teatro, mestiere che per me, invece, è stata una transizione. Ma ciò che mi legava profondamente a Lui è sempre stato il fatto di essere nati proprio lo stesso giorno: il 20 ottobre del 1948… Scherzosamente dicevamo che saremmo anche morti lo stesso giorno, ma Tu te ne sei già andato! Ciao Gigi!!!