Davide Astori, una morte improvvisa di paura al rallentamento del battito cardiaco

Domenica 4 marzo il risveglio di molti italiani è stato offuscato dalla notizia della scomparsa di un calciatore, Davide Astori, trentunenne capitano della Fiorentina che aveva scelto di portare il numero 13 in ossequio al suo giocatore preferito, Alessandro Nesta. Il tragico evento è avvenuto improvvisamente di notte in un Hotel di Udine, mentre si trovava in ritiro con i suoi compagni per affrontare proprio quella domenica la squadra friulana. Immediatamente si è fatto strada lo sconcerto generale di quanti, chi più chi meno, hanno rilevato che non sia possibile nel 2018 una morte di quel tipo, occorsa tra l’altro ad un atleta che viene sottoposto a controlli medici periodici e costanti, nel caso di Astori addirittura risalenti al mercoledì precedente. Astori, attualmente capitano della squadra viola, ha giocato anche nelle giovanili del Milan, prima di passare al Cagliari ed alla Roma. Grande commozione nel mondo del calcio, tutta la giornata calcistica di Serie A e’ stata rinviata, anche perché lascia una figlioletta di appena due anni. A quel punto la mente è tornata indietro di sei anni, quando sul campo di Pescara morì Piermario Morosini, giocatore del Livorno, che si accasciò al suolo durante la partita. Portato in ospedale venne ribadito che il giovane, aveva 26 anni, aveva subito un improvviso arresto cardiaco ma, nonostante tutti tentativi di rianimarlo, morì nel pomeriggio. Le due storie sono accomunate dal fatto di essere capitate a due giovanissimi atleti che, come detto in precedenza, sono sottoposti a controlli medici cadenzati e continui. Ma come può accadere tutto ciò nel XXI secolo e con tutti gli apparecchi medici di cui disponiamo? Per Astori si sta parlando nelle ultime ore di “sindrome di Brugada”, una forma di aritmia cardiaca che, partendo da un affievolimento del battito cardiaco, detto bradicardia, porta lentamente il cuore a spegnersi gradualmente fino appunto a provocare la morte. I sintomi di questa sindrome sono oggetto di studi approfonditi dal 1992, ma in realtà sono in molti a ritenere che non sia diagnosticabile un’aritmia del genere con un semplice elettrocardiogramma, come del resto non è ancora certo che possa avere una matrice genetica. Qualora ci siano sospetti in relazione alla sindrome di Brugada, si può richiedere un test provocativo mediante l’uso di specifici farmaci che interagiscano con i canali di sodio. Grazie a questi si può evidenziare la sintomatologia tipica in presenza del personale medico. In sintesi, vengono adoperati dei medicinali (per esempio flecainide, ajmalina o procainamide) che di fatto riducono l’attività di canali che già di per sé funzionano poco, scatenando un quadro clinico più evidente. L’esame viene effettuato in Day Hospital e dura meno di mezz’ora. Tuttavia se l’esito è positivo, potrebbe essere richiesto il ricovero del paziente.

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