Pino Caruso ci ha lasciati ieri. L’impareggiabile classe e il suo rinomato garbo sia nella vita pubblica che in quella privata ci ricorda l’aplomb indiscutibile dell’altro “Signore del Teatro” che fu Aroldo Tieri. Mai una parolaccia nei suoi testi e sempre un sorriso sincero tra le labbra. Dalla gavetta teatrale nella sua Palermo al Bagaglino di Roma, con il suo ricco carico di “testi in testa”, il passo è stato breve. E da lì alla televisione, al cinema e al teatro. In Televisione, con Milva in “Palcoscenico” e con la Vanoni in “Due di noi”, si è laureato comico a tutti gli effetti quando il sabato sera, insieme a Gabriella Ferri lo aspettavamo a “Dove sta Zazà” per deliziarci con i suoi monologhi e la sua contagiosa simpatia. Nel 1995 diede una svolta storica al ”Festino” della sua città, aggiungendovi un tocco di arte e mondanità a quello che comunemente rappresentava solo un evento di fede. Anche se nelle sue vene abbiamo visto scorrere molto cinema (Il musicarello e La coppia più bella del mondo) ed altrettanto teatro (Don Giovanni involontario di Vitaliano Brancati, Tutto per bene e Il gioco delle parti di Pirandello), dobbiamo affermare che la televisione è stato il mezzo che gli ha offerto la possibilità di un approccio indimenticabile col grande pubblico (Canzonissima, Fantastico 3, Portobello, Teatro 10 e I Carabinieri. Ha scritto diversi libri. “L’uomo comune” gli valse la Palma d’oro al Festival internazionale dell’umorismo di Bordighera. Il giornale Il Pettegolo, testata umoristica in auge a Palermo negli anni settanta, tra i suoi testi ne annovera svariati di sua produzione. foto di Tcom24