Anfratto di La Cà, 7 maggio 2019 – Foto di Andrea Sassoli Parafrasando il titolo del vecchio film drammatico del ’73, che tanto ci ha commossi, ripercorriamo quello che sta accadendo nel nostro paese e nel nostro appennino, che tanto ci ha stupiti… Ricordandoci che siamo al 6 maggio e parlando dei nostri luoghi “del cuore”, rileviamo copiose nevicate in tutto l’appennino. Al Corno 40-50 cm., a Lizzano 10-15. Gli spazzaneve e gli spargisale sono entrati subito in azione. La neve si è fatta pesante e gli alberi si son piegati per l’eccessivo peso in varie località, principalmente a La Cà (30 cm.) dove copiosi rami hanno invaso la carreggiata e dove è saltata la luce per alcuni minuti. La conta dei danni è presto fatta: raccolta della frutta compromessa, tettorie pericolanti smottamento che costringe la Porrettana al senso unico alternato e piccole frane. Grande frana invece quella che è accorsa a Pianoro dove dono state evacuate sette famiglie. Quanto alle risonanze sul turismo, dobbiamo informare che gli impianti del Corno alle Scale non verranno aperti: erano rimasti fuori servizio sin da prima di Pasqua, il che ha suscitato non poche polemiche. Non è stato risparmiato, da questa “onda-meteo” anomala, l’appennino modenese: anche Sestola, Pievepelago e Fiumalbo si son dovuti allertare come fosse Natale. Nella giornata di ieri anche la mobilità è stata penalizzata ma, anche se al momento non nevica più, è preferibile mantenere la fase della prudenza. Andando indietro nel tempo troviamo che analoghi episodi risalgono ai primi di maggio del ’53 quando addirittura la neve ha toccato anche la nostra bassa pianura! Del ’57, stesso periodo, ricordiamo la neve caduta nelle regioni centro meridionali peninsulari dell’Italia. Tutto l’arco alpino è stato invece ammantato di neve “anomala” il 31 maggio del 2013 quando l’arrivo di una tappa, nei pressi di Bardonecchia, avvenne sotto una fitta nevicata ed una tappa successiva fu invece annullata. Qui da noi l’ultimo episodio simile si è visto nel 2004.