Jobs Act e Buona Scuola: un micidiale “combinato disposto”

Non ci vuole molto a capire perché il maggiore partito della sedicente sinistra prenda più voti ai Parioli che a Tor Bella Monaca.

Con un bel “uno-due”, come usa dirsi nel gergo sportivo, l’italia si è ritrovata, fra il 2014 e il 2015, due leggi che hanno dato il colpo di grazia a quello che restava del mondo della scuola e di quello del lavoro. Non che fosse rimasto molto! Ma la cosa più importante e grave era che ciò avveniva nel silenzio generale. Un’inspiegabile afonia colpiva il paese! E di quel gioco così in voga durante gli anni del berlusconismo, il girotondo, neanche l’ombra.

Ai tempi della “Buona scuola” e del “Jobs Act” qualche girotondo me lo aspettavo . Adesso arriva, mi dicevo! Magari in periferia per non dare troppo nell’occhio. E invece, niente. Andava tutto bene! E, intanto, qualcuno faceva il pienone di voti e di consensi. Nessuno che si ponesse il problema di intercettare il malcontento delle masse, che venivano mobilitate per difendere i diritti delle minoranze, delle donne e dei gay, senz’altro sacrosante battaglie, ma che oscuravano la madre di tutte le battaglie, quella contro la povertà e l’ignoranza, che avanzavano nel silenzio generale. Si scambiavano e si continua a scambiare la causa per l’effetto.

È “buona”, infatti, una scuola che perpetua, per non dire che aggrava, le differenze di classe in nome del mercato che aspetta a braccia aperte una pletora di aspiranti precari pronti a tutto pur di lavorare? Altro che il ricolfiano subconscio successorio, secondo il quale i giovani non cercano un lavoro sapendo di poter ereditare beni, come la casa, che permetteranno loro di vivere agiatamente.

È “buona” una scuola, insisto, che affida alle prove INVALSI il riscatto di un’istituzione che ha bisogno di ben altro che decretare, attraverso una perfetta trappola, le differenze tra le due Italie, una brava e produttiva e l’altra indolente, ignorante e sdraiata sul divano che mangia a sbafo, approfittando del reddito di cittadinanza?

E taccio sull’alternanza scuola-lavoro capolavoro di acquiescenza ai voleri di Confindustria!

E poi, il Jobs Act. Chi l’ha voluto credeva, forse, che il titolo in inglese lo avrebbe reso più digeribile. Adesso, pensavo tra me e me, non appena fiutano la fregatura, vedrai quanti bei girotondi! Macché! Persino i sindacati che avrebbero dovuto sollevarsi con forza e con voce tenorile, dando un segno della loro esistenza in vita, hanno pigolato, farfugliato qualcosa, ma alla fine hanno, di fatto, dato ragione al Migliore, a quel Super Mario che ha stabilito la regola del “pilota automatico”.

Prendiamo le “tutele crescenti”, la più grande supercazzola riguardante il mondo del lavoro degli ultimi anni. Tu leggi “tutele crescenti” e ti aspetti che qualcuno finalmente ha pensato di mettere i lavoratori al riparo dalla disoccupazione e da tutti quei marchingegni buoni a perpetuare lo sfruttamento. E che trovi, invece? Che a crescere sono solo le indennità economiche nel caso di licenziamento, mentre non ci sono norme che combattono il precariato, anzi sono state depotenziate dal momento che sono previste l’estensione del contratto a termine acausale, il part-time elasticizzato e, per concludere in bellezza, i voucher.

Ma il capolavoro è stato avere eliminato l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che neanche i “governi Berlusconi” erano riusciti a toccare. Ma, come già visto in altre occasioni, i lavori sporchi la destra li fa fare, con invidiabile intelligenza politica, alla sedicente sinistra.

Uno, poi, si aspetta che finalmente una legge sul lavoro affronti in maniera operativa e concreta il tema della sicurezza sul lavoro, e invece non trovi nulla di tutto questo e devi rassegnarti a nuove morti e a sterili dichiarazioni del tipo “non deve più accadere!”.

E che dire del principio del demansionamento, ovvero, il principio per cui devi, prima accettare di essere utilizzato in un posto di livello inferiore se vuoi mantenere il posto di lavoro e poi, ringraziare il padrone che è così buono da non licenziarti.

E se qualcuno pensa che questo accanimento contro la scuola e il mondo del lavoro possa fermarsi, sappia che siamo appena all’inizio di una storia che non prevede battaglie ma solo sconfitte, senza che nessuno abbia avuto il coraggio di combattere.