L’uso degli ossimori in politica non è mai un buon segno, ma a volte sono indispensabili, soprattutto quando si viene a creare uno iato fra un ideale e la sua applicazione.
È, però, anche vero che l’ossimoro disvela sempre orizzonti di senso inusitati. E in questo risiede la sua potenza.
Prendiamo l’espressione “democrazia illiberale” detta anche “democratura”.
Partiamo da una premessa. Ci sono parole che sono come sacchi vuoti, se non le riempi di significato non stanno in piedi. Una di queste è “democrazia”. Quando però provi a riempirla di significato quest’ultimo non può non risentire del contesto in cui ci si trova a definirla. Per esempio tutti sappiamo che la parola è nata in Grecia. Ma non tutti sanno che coloro i quali godevano dei pieni diritti politici erano solo, più o meno, un decimo della popolazione totale. Ma l’idea era buona e da quel momento in poi fu ampiamente adottata.
Evidentemente nelle società occidentali odierne il termine ha finito per svuotarsi del significato che sembrava ormai consolidato, ovvero una partecipazione più o meno attiva dei cittadini alla vita politica che non si esauriva nella possibilità di votare ma prevedeva anche un coinvolgimento nelle grandi scelte attraverso istituzioni intermedie come i sindacati, le associazioni e movimenti di varia natura. Era comunque assodato che non poteva essere solo il consenso a determinare la democraticità delle istituzioni , poiché, per esempio, anche le dittature in alcuni momenti godono del consenso dei cittadini. Quindi, consenso piu partecipazione.
Via via la forza propulsiva delle forze sociali intermedie su accennate si è esaurita e si è assistito ad un appiattimento di queste su una ideologia diventata dominante e ad una impossibilità di incidere sulle scelte per via di una progressiva cessione di sovranità a soggetti il cui potere non derivava da una libera scelta dei cittadini. Si è così venuto a svuotare il significato originario e si è lasciata aperta la porta a nuovi modi di intendere la democrazia. E poiché in politica non esiste il vuoto, questo spazio è stato occupato da chi, approfittando del malcontento dei cittadini, ha potuto, con politiche sociali accattivanti, instaurare dei regimi che, seppur formalmente democratici, hanno, con leggi ad hoc, ridotto se non addirittura annullato il ruolo delle forze di opposizione. Pensiamo alla Polonia, uno degli stati a democrazia illiberale. Grazie ai fondi dell’UE, istituzione che a parole contesta, ha realizzato politiche proprie delle destre sociali, che hanno dato risultati sul piano del benessere sociale a scapito dei diritti politici.
Il livello teorico della questione è chiaro. Le democrature presentano caratteri inconciliabili con l’idea di democrazia propria dell’Occidente.
Ma le armi di quelli che si definiscono “veri democratici” sono spuntate poiché la cessione di sovranità ha aumentato la miseria e la povertà di ceti che godevano di un certo benessere. Fior fiore di economisti, anche premi Nobel, hanno evidenziato come insistere con politiche di austerità fa il gioco di chi approfitta di questo diffuso malessere per attuare politiche ispirate a ideologie totalitarie, perché se è vero che la democrazia è la forma migliore di governo è ancor più vero che il suo significato più profondo non può non risiedere nella giustizia sociale e in politiche di redistribuzione del reddito eque.
Allora come interpretare l’insistenza nell’adozione di politiche austeritarie?
Certamente la paura di politiche anche lontanamente di sinistra fa novanta! Meglio i regimi illiberali coi quali si possono sempre raggiungere utili compromessi!