Dispettucci da quarantena

Questa quarantena ha regalato a noi “consumatori di contenuti” alcune polemiche davvero sterili che tuttavia hanno coinvolto l’animosità delle persone. Fra le tante, brillano per inconsistenza quelle di Murgia, Feltri e Guccini. Qualche settimana fa, in un’intervista, Michela Murgia sentenzia laconica: “i testi di Battiato sono minchiate assolute”. Ovviamente il popolo seguace dei profeti canori è insorto in massa contro la sinistroide blogger-opinionista (non ho ancora capito il ruolo della Murgia nel mondo, e azzardo ipotesi generaliste). La sfilza dei testi citati per confutare la Murgia è stata numerosa. Ma viviamo in un contesto in cui tutto è artificioso. La Murgia gioca a provocare con frasi senza fondamento, lo fa da sempre per ritagliarsi un suo minuscolo pretesto per esistere, come peraltro – a vari livelli – facciamo tutti non appena ci sentiamo minimamente succubi della visibilità. Ma la sua frase è stata estrapolata dal mezzo discorso che forse stava intessendo, e che probabilmente si riferiva alla constatazione che spesso i testi delle canzoni, presi da soli, emergono in una debolezza letteraria insospettata, mentre accompagnati alla melodia sembrano e sono forti. Altra polemica è scaturita dallo svarione di Vittorio Feltri nell’ormai celeberrima risposta a Mario Giordano nella quale dice “penso che in molti casi i meridionali siano inferiori”. Apriti cielo. Le solite richieste di radiazione dall’Ordine dei Giornalisti che vedono Feltri come destinatario privilegiato. Minaccia di una multa pesantissima da parte di Agcom. E’ andata a finire che Feltri ha pensato di rimediare arrampicandosi sugli specchi nel modo meno credibile fra quelli che aveva a disposizione. Avrebbe potuto riaffermare la frase dicendo in sostanza “sì, il mio pensiero è che i meridionali siano inferiori a noi del nord”, oppure avrebbe potuto cavarsela benissimo con “scusate ho esagerato, mi sono fatto prendere dalla mia verve provocatoria e ho detto una cosa assurda che si potrebbe forse dire al bar scherzando tra amici, ma non certo in tv in veste di giornalista”. Invece ha detto “confermo la frase, ma mi riferivo a un’inferiorità economica e non antropologica” che sa di bugia lontano un miglio. E’ evidente che Feltri si riferiva all’aspetto antropologico. Purtroppo la mancanza di umiltà di saper dire “ho sbagliato, scusatemi” è probabilmente un ostacolo per il carattere orgoglioso di Feltri. E se sceglieva la via “di pancia” di non rinnegare la frase e il pensiero, forse sarebbe stato meglio farlo fino in fondo, da vero irriducibile. Ultimo episodio – tristissimo – il video pubblicato il 25 aprile in cui Guccini canticchia “Bella ciao” inserendoci forzatamente i nomi degli avversari politici. Una cosa di bassissima lega che non mi sarei aspettata da un uomo di tale levatura. Forse l’età, forse la pressione di amici insistenti, fatto sta che Guccini si è prodotto in un siparietto squallido, al pari di qualsiasi hater da strapazzo. E ha mostrato – mettendoci la faccia – come il vero fascismo dei nostri giorni sia l’antifascismo di maniera, dilagante come un vezzo utile a pavoneggiarsi in società.

nelle foto: Michela Murgia (da festivaldellamente.it), Vittorio Feltri (da ilfattonisseno.it) e Francesco Guccini (da Corriere.it)

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