di Sergio Fanti
Molte volte si ha l’impressione di essere sotto dittatura. Una dittatura carezzevole, senza ronde e deportazioni, ma tuttavia capillare. Lo si vede dall’estensione sempre più grande del “politicamente corretto”: in sostanza l’obbligo di pensare e dire cose allineate a quella che è la volontà del PD. L’altro ieri ho visto un’inqualificabile Bianca Berlinguer, che a “Carta Bianca” si è collegata con Salvini, chiamando in studio Paolo Mieli per fargli da contraltare. Quando, in occasione di una considerazione salviniana, Mieli si è dichiarato d’accordo, tessendo anche un piccolo elogio all’avversario, la Berlinguer si è un po’ stizzita col giornalista. Come anche, vedendo che a suo insindacabile parere Mieli fosse troppo morbido nel sostenere tesi opposte a quelle di Salvini, la Berlinguer ha cominciato in sostanza a rispondere da sola alle sue stesse domande, in un teatrino compulsivo. Una cosa indegna di un servizio pubblico, un oltraggio a equilibrio e democrazia che solo il potere centralizzato del PD riesce a mettere in piedi. Ma ieri è accaduta una cosa veramente oltre ogni democratica immaginazione. Un episodio che toglie ogni dubbio. Ristoratori in pacifica e civilissima protesta a Milano sono stati brutalmente multati. Erano civili, pacifici, e pienamente osservanti delle norme di sicurezza attualmente vigenti. A tutti è balzata agli occhi la disparità di trattamento rispetto agli assembramenti – quelli sì, veri assembramenti – del 25 aprile a Bologna, al cospetto di vigilanza e istituzioni. Siamo in dittatura, una dittatura lenta, estenuante, progressiva, inarrestabile. Col tocco di charme delle apparizioni televisive del nostro Presidente del Consiglio, in una tv che nel telegiornale della sera dà alcuni minuti di spazio ai pensieri di Fiorella Mannoia (???), senza che vi sia alcuna motivazione professionale-musicale. Il 6 maggio c’è stata la dimostrazione dell’evidenza. Un potere “democratico” che non sopporta di essere contraddetto, e punisce i dissidenti. Si chiama dittatura. Non ci sono proclami imperiosi dai balconi, e questo la rende ancora più subdola. un’immagine dei ristoratori in protesta.
foto tratta da repubblica.it