Silvia Grazioli è un’artista bolzanina con uno stile Metafisico contemporaneo, attraverso il quale manifesta non solo il suo amore per la natura e per i messaggi di naturalezza e spontaneità che da essa si svelano, ma anche un’analisi sulla società moderna, piena di incertezze, paure, immobilità e desideri inascoltati che avrebbero solo bisogno di uscire timidamente alla luce per cambiare completamente il punto di vista generale sulle cose. Ha all’attivo molte mostre collettive e personali in Alto Adige e in molti altre località del territorio nazionale, è membro del gruppo artistico della Fidapa di Bolzano e del Club Arcimboldo. Andiamo a conoscerla meglio. Silvia, ci racconta qual è stato il suo primo approccio con l’arte? Sin da bambina i miei genitori hanno assecondato il mio estro creativo permettendomi di decorare a mio piacimento un’intera parete della mia stanza questo mi portò a sentirmi libera di disegnare e pitturare. Prevalentemente raffiguravo soggetti della natura che durante il giorno vedevo e vivevo in campagna, legame emotivo che ho mantenuto nel corso del tempo e che emerge da molte opere in cui scelgo di ritrarre la natura nella sua bellezza. A scuola, dove era nota a tutti la mia inclinazione artistica, ero diventata il punto di riferimento per i miei compagni di classe che chiedevano sempre la mia collaborazione quando si trattava di disegnare. Dopo la scuola dell’obbligo avevo inizialmente intrapreso studi scientifici, ma lì a poco cambiai indirizzo e scelsi studi artistici assecondando così la mia innata tendenza. A quale artista del passato si è ispirata per dare vita al suo stile? Mi hanno sempre affascinato artisti come De Chirico per la geometria, la prospettiva, per la rappresentazione della figura umana nei suoi quadri; Salvador Dalì per come altera le forme e le inserisce in un contesto visionario; entrambi questi pittori escono da una visione reale del mondo. Mentre di Wassily Kandinsky ammiro le sue intersezioni di linee e forme geometriche e colori. La Metafisica normalmente è legata al mistero dell’inconscio e all’elemento inatteso in luoghi e situazioni familiari, ordinari, mentre per lei sembra essere un tendere verso una dimensione ideale. Ci spiega qual è il messaggio che si nasconde dentro le sue opere? Nella maggior parte dei miei quadri l’elemento sussurrato è un messaggio di positività che incita lo spettatore a compiere il proprio viaggio, il proprio personale “volo”, nel migliore dei modi, sfruttando al massimo le proprie conoscenze e potenzialità. Cerco di far vivere all’osservatore l’azione che il quadro ritrae, per esempio Il volo del Gabbiano è il simbolo, e un invito, al volo in libertà che punta verso l’alto. Oppure in un’altra mia opera, lo sollevarsi delicato dei piumini del Tarassaco che si sparpagliano in aria con delicatezza e leggerezza come fossero note libere. Sempre riguardo al soggetto di questo quadro, mi affascina la mutazione che questa pianta compie: prima ha un fiore giallo intenso, poi si chiude e si ripropone sotto altra forma, il soffione, e in seguito i piumini voleranno in alto per poi posarsi sul suolo e generare una nuova pianta. In questo viaggio possiamo quasi intravedere il ciclo della vita. Lo stesso ciclo e la stessa tematica del volo sono presenti in un altro soggetto a me molto caro: la farfalla (mariposa in spagnolo). Questo insetto Mariposa compie la sua metamorfosi che da bruco la trasforma in uno degli esseri più incantevoli e delicati del creato. La leggerezza è la parola chiave delle sue tele, la rappresenta con il volo di una farfalla, di un gabbiano, dei fiori di Tarassaco, tutti soggetti di cui ci ha appena raccontato: quanto ha bisogno l’esistenza contemporanea di maggiore leggerezza? Quanto è importante questo tipo di approccio alla vita? La leggerezza nella vita ti permette di mantenere una mente ricettiva e aprirla verso un mondo sensoriale che si escluderebbe a priori con un approccio negativo e pesante. Nei dipinti in cui inserisce la presenza umana racconta di catene, di legami troppo difficili da sciogliere, di gabbie dentro cui spesso ci mettiamo e da cui è complicato uscire. Perché in una società fatta di libertà e di globalizzazione, tendiamo invece a intrappolarci spesso per nostra scelta e quanto l’arte può essere un mezzo importante per trovare un canale energetico che ci liberi? L’uomo prevalentemente è legato a schemi, a legami che alle volte non vuole sciogliere, a situazioni che ormai non fanno più parte della sua vita, ma ha troppa paura del cambiamento. L’essere umano non fa nulla se non ha certezze. Non ha il coraggio di andare oltre, di spingersi nell’indefinito, privandosi a causa di questa immobilità all’opzione di nuovi mondi ed esperienze. L’arte è un buon canale energetico che ci potrebbe liberare da catene vincolanti e dar voce al non detto o fatto. Quali sono stati i momenti più importanti della sua carriera artistica e i suoi progetti per il prossimo futuro? Il momento più importante della mia carriera artistica è stato quando ho raggiunto la consapevolezza di voler proseguire in quella che ritengo essere la mia strada ed esprimermi nello stile che più mi rappresenta. I miei progetti futuri sono tutti incentrati a proseguire il cammino che ho iniziato, svilupparne la rappresentazione e, attraverso la mia pittura, cercare di far risvegliare i sensi all’osservatore permettendogli con le mie opere di vivere delle emozioni. Nella Foto in alto La pittrice Silvia Grazioli Nel centro: l’opera Note Libere