Le interviste di Marta Lock: Monica Buffagni, l’apertura all’altro come risorsa per crescere

Nella società contemporanea il multiculturalismo è divenuto un elemento essenziale del vivere quotidiano, nonostante le resistenze a cui spesso si è costretti ad assistere, un po’ per mancanza di una solida base orientata all’accoglienza del diverso inteso non come una minaccia bensì come un arricchimento, e un po’ perché la maggiore difficoltà che si incontra reciprocamente, accogliente e accolto, è quella di un’incomunicabilità generata dalla mancanza di informazioni, di conoscenza di usi e costumi, di abitudini e di diverso approccio alla vita delle due culture che si incontrano. Monica Buffagni, insegnante di lingua italiana, poetessa e autrice di saggi, per cui una visione multiculturale è alla base della sua ricerca sociale ma anche di tutta la sua produzione letteraria, parte dal punto focale dell’esigenza di un’apertura empatica nei confronti delle diversità culturali per il suo saggio Diversa come te, una pubblicazione in cui emerge l’importanza di un corretto approccio a questa realtà sociale e del ruolo della lingua italiana, appresa, insegnata, vissuta, per gli immigrati per poter uscire dal guscio della propria origine, una lingua spesso mantenuta in famiglia come unico modello di riferimento, che è invece fondamentale per divenire parte attiva e completamente coinvolta nella cultura del paese di accoglienza, quello scelto per proseguire la propria vita. Non si parla di integrazione nel libro della Buffagni, perché in qualche modo questo termine presupporrebbe un adeguamento unilaterale alla cultura ospitante, bensì si parla di scambio, di una vicendevole apertura verso lingue, modi di esprimerle e rispetto di un’inclusività fondamentale per vivere all’interno di una comunità multietnica e globalizzata come quella del Ventunesimo secolo. Nel corso del saggio Monica Buffagni alterna dati tecnici e statistici, necessari per il lettore a capire a che punto siamo e quale sia il percorso di partenza dell’autrice per la propria analisi della società attuale, ad altri più poetici o emotivi, affidando a voci di persone, tra le quali scrittori, poeti, operatori culturali di altre nazionalità che hanno costruito il loro percorso di vita e professionale in Italia, per interrogarsi, e indurre il lettore a farlo, su quanto cammino abbiamo ancora da fare prima di raggiungere un livello di interculturalità più adeguato al mondo che stiamo cercando di costruire. Lo scambio, l’andare l’uno verso l’altro senza determinare quale delle culture che si incontrano debba essere predominante è il primo passo verso un’empatia reciproca, quella in virtù della quale tutto ciò che viene conosciuto si basa sul rispetto reciproco, sulla necessità di conoscere l’altro e di comprenderne le motivazioni, le resistenze e il modo per oltrepassarle attraverso un attento ascolto. Ora però lascio la parola all’autrice del libro che ci racconterà in maniera approfondita l’essenza del suo saggio. Diversa come te è il titolo del suo ultimo lavoro letterario che sembra quasi focalizzarsi sull’importanza del ruolo femminile per il cammino verso una reale e profonda società multiculturale. Ci spiega meglio questo concetto? Perché vede la donna come protagonista di una capacità di lasciarsi contaminare, e contaminare a sua volta, dalla cultura del paese di accoglienza? Il titolo nasce dal desiderio di sottolineare come l’identità di ognuno di noi si fondi sul rapporto, sulla relazione con l’altro, nel delicato e complesso incontro tra il sé e l’altro da sé, tra il conosciuto e l’ignoto, lo straniero appunto, rapporto nel quale emergono necessariamente le differenze, le diversità, elementi che se analizzati e vissuti apertamente con il coraggio e la disponibilità ad affrontare ciò che può risultare buio e difficile a una prima lettura, possono rivelarsi invece affinità, punti in comune, somiglianze. È un invito a riflettere su come ognuno di noi sia diverso, porti in sé molteplici elementi che ci rendono tale e proprio questo ci conduce a costruire legami e somiglianze con l’altro, un altro molto simile a noi. La diversità in senso lato, non soltanto il provenire da altrove, è il maggiore collante tra gli individui e la migliore occasione per riscoprire la comune matrice umana. La scomodità di essere diversi, di sentirsi fuori dal coro, di dover riflettere, sperimentare e confrontare, offre opportunità emotive spesso inattese e sorprendenti. Questo atteggiamento mentale rientra nel pensiero femminile, anche se in realtà è trasversale e appartiene più a caratteristiche della personalità e del proprio vissuto che non al genere; sicuramente, il volume riflette me stessa ed è per questo che si declina al femminile nel titolo, ma può anche fare riferimento al ruolo, incisivo e profondo, della donna come attrice in prima persona del processo di cambiamento e di indispensabile, a volte inconsapevole, apertura al nuovo, all’ignoto, quale può essere un cammino interculturale nella quotidianità come nella eccezionalità di certi percorsi di vita. All’interno del libro si trova una riflessione articolata sul ruolo femminile nella storia delle migrazioni e ci sono anche annotazioni in prima persona di donne straniere che hanno sperimentato direttamente le difficoltà culturali del trapiantarsi altrove, difficoltà legate in particolar modo alla figura della donna. In altri miei lavori, spesso coadiuvata da altre scrittrici e studiose di altre nazionalità, ho riflettuto sul ruolo femminile in particolar modo dal punto di vista letterario, nella società multiculturale e di come essa sia portatrice di valenze significative, spesso combattute e storicamente tormentate, pur con notevoli differenze tra l’Oriente e l’Occidente del mondo. Quanto è fondamentale il ruolo della famiglia nell’inserimento dei bambini e dei ragazzi nel paese in cui hanno scelto di vivere, e quanto invece lo è quello dei bambini per l’integrazione dei genitori, spesso più ostacolati da abitudini radicate e dall’impossibilità di apprendere con facilità una nuova lingua? Sono dinamiche che si intersecano e si influenzano reciprocamente presentando numerose variabili, ognuna con un forte peso che può incidere sul risultato. Premesso che un qualunque percorso di inserimento, di piena inclusione effettiva in un tessuto sociale diverso da quello di origine, non è facilmente misurabile e si snoda lungo l’intera esistenza del soggetto, risulta evidente che molteplici sono le situazioni di partenza e le opportunità incontrate durante il percorso. Ricordo che sono molto numerosi i bambini che arrivano in Italia senza famiglia, i minori stranieri non accompagnati, bambini e adolescenti che provengono da situazioni terribili e dovranno fare i conti con la nuova realtà attraverso le figure delle autorità competenti delegate alla tutela dei minori prevista già dall’articolo 20 del Testo Unico sull’immigrazione, come ci informa il Ministero dell’Interno periodicamente. Penso anche ai figli dei rifugiati. Nelle altre situazioni familiari più tranquille, seppur spesso dilaniate da grandi difficoltà, possiamo rilevare come i bambini siano dei trascinatori naturali verso l’inclusione – sempre che vengano offerte loro le concrete possibilità relative ai diritti fondamentali, quali casa, salute, istruzione -, sia perché frequentano la scuola a partire da quella dell’infanzia e primaria avendo così maggiori occasioni di socializzazione e formazione linguistica, sia perché ancora spontaneamente portatori di disponibilità emotiva verso il nuovo e l’altro. Capita spesso che la famiglia esca, pur faticosamente, dall’isolamento per la necessità di avere contatti con la scuola dei figli non solo intesa come istituzione bensì comprendendo il resto della comunità costituita dalle altre famiglie, da altre figure, dagli adulti e dai bambini, ma anche per le necessità essenziali dei ragazzi. Più sfaccettata e complessa è la situazione quando i figli diventano giovani adulti; nel mio volume si affronta anche il tema della non sempre presente prosecuzione degli studi dopo l’obbligo scolastico, delle difficoltà legate al mondo del lavoro, della formazione linguistica in età più avanzata. Dall’altro punto di vista la presenza solida e costante della famiglia, la richiesta partecipazione alla vita scolastica e sociale dei figli, rimane essenziale come rete di sostegno e di ponte tra la cultura di origine e quella di accoglienza che infonda nei ragazzi sicurezza e condivisione fondamentali per affrontare il nuovo. Credo però che ciò valga per chiunque, non necessariamente solo per lo straniero in arrivo; allo stesso modo va ricordato che dipende molto dalle condizioni di vita, dalle opportunità di lavoro, dal grado di istruzione, reale e riconosciuto o meno, dal background di chi arriva. Secondo la sua esperienza di saggista e di ricercatrice sul mondo dell’intercultura e dei diritti umani quanto siamo pronti, intendo come società italiana, a realizzare un modello di società multiculturale davvero aperto e in cui la diversità sia vista come una risorsa e non come una minaccia? Cosa si potrebbe fare per indurre le persone ad assumere un approccio diverso, empatico, aperto verso l’altro? Come sempre accade, e sempre è accaduto, si teme ciò che non si conosce. Si ha paura del diverso, o dello straniero in quanto diverso, perché rappresenta il nostro lato-ombra, la parte ignota, pericolosa proprio perché può contenere in sé tutto e il contrario di tutto, oscura, foriera di cambiamento, di destabilizzazione, di messa in discussione delle proprie certezze e dei canoni culturali e profondi assimilati e conosciuti. L’apparente sicurezza e talvolta aggressività di chi rifiuta o teme il diverso è in realtà l’istinto di difendere sé stesso da un pericolo e di nascondere la propria profonda insicurezza. È un normale meccanismo psicologico che si supera con la conoscenza, l’informazione, l’avvicinamento rispettoso e graduale verso il mondo dell’altro. Conoscenza quindi, riflessioni, confronto, informazione, negli svariati modi che oggi sono possibili, parlarne: sono questi gli strumenti indispensabili per la formazione di una cultura dell’accoglienza, intesa non come accettazione acritica bensì come necessaria convivenza attiva e utile. La stessa poesia, che mi appartiene profondamente come poetessa e studiosa, può avere un ruolo in questo processo, può farsi voce sincera e immediata dell’uomo anche rispetto ai grandi temi sociali, etici e politici dei nostri giorni. Non dimentichiamo che la poesia è espressione universale ed eterna della profondità del sentire umano e che la lingua scritta può e deve manifestarsi anche come ricerca di terreno comune negli accadimenti mondiali. Ritengo che la poesia sia la voce libera della società multiculturale odierna. Il tutto va supportato certamente con politiche e scelte a vari livelli, tenendo presente che molte sono le problematiche e di non facile risoluzione. Io credo che al di là del pensiero e della posizione che ognuno di noi può avere rispetto alla multiculturalità, si debba comunque prendere atto che tale fenomeno è ormai da tempo una realtà ed è necessario operare con razionalità cercando di migliorare, soprattutto per quanto riguarda il sistema di accoglienza, per il vantaggio di tutti. Nel mio saggio tratto una breve analisi sociale del fenomeno, ripercorro la storia legislativa italiana in merito all’immigrazione anche come strumento di riflessione per meglio comprendere le varie proposte legislative recenti, per indurre il lettore a formarsi un’opinione in merito, in assoluta libertà di coscienza. D’altronde, il fenomeno riguarda il mondo intero e ogni Paese lo affronta secondo le sue possibilità e idee; la società italiana è essa stessa variegata e presenta al suo interno diverse sacche di pensiero al riguardo. Senza dubbio resta ancora molto lavoro da fare in settori diversi infatti nel libro si trovano pareri di operatori e mediatori culturali e linguistici che evidenziano luci e ombre della nostra società. Personalmente sono convinta che una sempre maggiore informazione e riflessione sulle tematiche di cui stiamo parlando sia la via maestra per una società più funzionale alle esigenze di chi la popola e il mio saggio vuole essere una proposta, uno spunto, uno stimolo per pensare e confrontarsi. Lei è anche poetessa, come riesce a conciliare la sua natura più creativa, emotiva, lirica, con quella più razionale e logica della saggista? E l’insegnamento quale delle sue due anime stimola di più? Dentro ognuno di noi convivono aspetti multiformi, a volte contraddittori, più spesso sfumature e sfaccettature di una stessa natura e io non faccio eccezione; sono entrambe anime e modi di intendere la realtà che mi appartengono e caratterizzano. Potrei citare il professor Mantegazza dell’Università di Milano, autore della prefazione a Diversa, che afferma che non esiste la divisione tra cultura umanistica e cultura scientifica: esse confluiscono morbidamente, senza confini precisi, in un pensiero culturale ampio e variegato, in un oceano transculturale appunto, di culture diverse, di parti del tutto, di aspetti di uno stesso sentire. Sicuramente scrivere poesia e scrivere saggi pongono disposizioni e prospettive diverse ma si intrecciano nel mio personale sentire, come se la visione del mondo, della natura, degli accadimenti, della interiorità fossero filtrate attraverso una doppia lente. Scrivo un lavoro scientifico attraverso una sensibilità poetica, non a caso in Diversa si trova anche un racconto proprio sul potere delle parole ed è presente altresì una mia poesia, Straniero, che appartiene alla mia più recente raccolta Piume di ghiaccio, così come filtro la mia intuizione nella produzione poetica attraverso uno sguardo attento anche alla realtà esterna. Dopotutto il poeta è necessariamente alle prese con il rapporto a due volti tra sé e la propria interiorità, così come tra sé e l’altro da sé, l’esterno da sé; sono solita dire che il poeta è essenzialmente un solitario aperto al mondo. Scrivere poesia è un atto individuale per sua natura personale così come suggestiva interpretazione del mondo attraverso una sensibilità personale, una rilettura della realtà secondo codici interiori. Per fare questo però il poeta necessita di una immersione costante e ragionata nella sensibilità altrui, nella visione di altri che si traduce nella relazione, nel confronto, nel rapporto con l’esterno a sé. E proprio il tema, centrale nella mia poetica, della comunicazione e del rapporto sottile e complicato, intenso e sorprendente, che esiste tra sé e l’altro, sia il mondo stesso, sia l’altra persona o sia un’altra parte di sé, viene esplorato nella già ricordata raccolta di poesie Piume di ghiaccio edita da Kanaga, in cui la parola, il suono, il colore della parola diviene ricerca anche lessicale di mediazione tra gli opposti, di incontro-scontro tra quanto è apparentemente inconciliabile per poi scoprire che invece è assai simile o in grado di coesistere. Come si può notare esiste un filo rosso che collega i miei scritti, siano essi poesia o saggio, un sottofondo intenso di approccio al mondo, di lettura e interpretazione della realtà umana e della sua condizione espressa in modi diversi ma sempre affidata al potere delle parole, alla loro assoluta potenza di andare oltre le apparenze, di scolpire, accarezzare, graffiare, sorprendere, intuire. L’essere anche insegnante è un’altra faccia di me, in cui probabilmente confluiscono le mie diverse anime, le esperienze e i pensieri che mi caratterizzano; allo stesso tempo riesce ad avvicinarmi a uno spicchio di mondo, anche in questo caso filtrato attraverso la professionalità e l’empatia. Sicuramente la scrittura, il fare scrittura e viverla in prima persona e da punti di vista diversi, mi permette una maggiore apertura di orizzonti, metodi e idee anche nell’insegnamento. Ci anticipa i suoi prossimi progetti? O i sogni nel cassetto ancora da realizzare? Sto lavorando ad una nuova raccolta di poesie, un ritorno a casa potrei definirlo, una immersione nella caverna creativa della poesia pura dove si intrecciano gli attimi della quotidianità, gli istanti colti nel loro improvviso disvelarsi così come le riflessioni più sedimentate, una silloge che continui il mio lavoro poetico con una pennellata più matura. Allo stesso tempo ho in preparazione anche un volume saggistico sulle tematiche legate ai diritti umani allargati a diverse visioni. Proseguirò le collaborazioni con riviste e testate letterarie, soprattutto su temi legati alla poesia. In particolare sto preparando una serie di interviste ad altri poeti, sia italiani che stranieri impegnati come me anche in altri filoni, per cercare un senso comune, una riflessione sul fare poesia oggi. Scriverò di letteratura, in particolare di quella straniera scritta in italiano, che permette interessanti e stimolanti riflessioni sul ruolo della lingua nella produzione poetica e letteraria, e continuerò a riflettere sugli spunti creativi offerti dalla realtà che viviamo. In futuro, quando le condizioni esterne lo permetteranno, mi aspetta anche un lavoro scenico di rappresentazione delle mie liriche, una stimolante contaminazione di generi. Molto devo ancora realizzare, molte le idee, ma sempre legate alla mia dimensione creativa di scrittura. Titolo: Diversa Come te Autore: Monica Buffagni Editore: Kanaga Edizioni Anno: 2020 Prezzo: € 15,00 Per acquistare il libro: https://www.kanagaedizioni.com/negozio/diversa-come-te-viaggio-nella-societa-multiculturale-uno-sguardo-libero-sul-mondo/ https://www.libreriauniversitaria.it/diversa-te-viaggio-societa-multiculturale/libro/9788832152487

unnamed file 9 [/caption]
unnamed file 10 [/caption]