di Sergio Fanti A me non piace parlare di politica, soprattutto perché non conosco l’argomento e ho consapevolezza che l’argomento sia molto complesso. Da uomo della strada, percepisco la profonda presa in giro messa in atto da un teatrino che scivola sempre più verso il basso. Freak Antoni direbbe che tra un po’ si comincia a scavare. E’ un teatrino che porta a non credere più a nulla. Io nasco credulone, il tipico stupidotto raggirabile da qualche promessa ben formulata, e adesso mi accorgo di essere diventato odiosamente impermeabile a tutto, odiosamente indifferente a tutto. Forse è saggio diventare un vecchio cinico, ma è anche un peccato, perché credere in qualcosa o in qualcuno regala speranza ed energia. Per questo a volte invidio (anche se non è il termine giusto) coloro che si accalorano per l’uno o per l’altro, perché in fondo è gratificante credere anche in una bugia. Quello che io vedo sono dati oggettivi che stanno prendendo un andazzo contraddittorio e cronico. Siamo una repubblica democratica e da dieci anni siamo governati da premier che non abbiamo eletto. Il livello di coerenza ideologica evapora sempre più, i voltagabbana sono all’ordine del giorno, e la rete non aiuta a dimenticare, perché i proclami “di noi che non andremo mai con chi stiamo amoreggiando adesso”, quei proclami imperiosi rimangono. E sono una memoria inutile dello schifo. Memoria inutile perché lo fanno quasi tutti, lo schifo è equamente spalmato, “il numero legalizza” disse Charlie Chaplin in Monsieur Verdoux. I motivatori americani, i coach, quelli che ti fanno battere le mani nelle sale d’albergo, ti insegnano di scrollarti di dosso tutte le inibizioni, i freni, e di fare quello che senti al momento perché la vita è tua ecc.ecc. In estrema sintesi, segui il tuo cuore e fregatene di tutto. Direi che i politici in questo sono perfetti. Inibizioni zero. Io invece le inibizioni da cui sembra imperativo fuggire per riprendersi la propria vita…io le inibizioni – moderatamente – le rivaluto. Perché un ragionevole livello di inibizione equivale a un ragionevole livello di decenza. Vedere un presidente del consiglio che fa la questua dei voti, mendicando finte preferenze, con la spada di Damocle di un ricattatore furbetto che può cambiare gli equilibri da un momento all’altro, lo trovo da voltastomaco, e sicuramente toglie la bellezza di guardare alle istituzioni come a esseri meritevoli da prendere ad esempio. Io non tifo per nessuno, vorrei soltanto che la gente vivesse serenamente, giacché la Terra ci darebbe questa possibilità, se solo la volessimo considerare seriamente. Ma se gli Italiani, a torto o a ragione, vogliono un governo di destra, un sistema democratico deve accettare questo stato di cose. Poi, si potrebbe lavorare a livello culturale e antropologico affinché un becero acchiappavoti che bacia rosari e suona campanelli perdesse il fascino che al momento esercita. Mantenere in piedi con artificiose flebo un governo che come obiettivo di governo ha solo quello di rimanere al governo è un’operazione di falsità e assolutamente non democratica. Tutte le cose hanno un ciclo di vita, la nostra stessa vita purtroppo è così, e la democrazia – non solo in Italia – pare dare segni di forte usura. Forse per andare avanti occorre approdare – o in parte tornare – a sistemi più definiti e coercitivi. Io la formula non ce l’ho, ma sono stato bambino tra gli anni ’60 e ’70 e si vedevano tribune politiche civili nelle quali si alternavano personaggi come Berlinguer, Spadolini, Andreotti, Almirante, Moro. Gente con delle idee, certamente l’ambizione del potere faceva parte delle loro vite, certamente avevano tutti scheletri nell’armadio, ma il tutto era amministrato e calibrato con parvenze di decenza. O forse anche loro erano come quelli di ora, ma c’era un solo canale tv ed erano meno esposti, io questo non lo so, io non ho nessuna certezza e nessuna formula magica. Ma quando leggo che una bimba di 10 anni muore per un giochetto su tik tok, credo che questo sia un indice inequivocabile di un vuoto, di una disperazione alla quale non saprei che aggettivo abbinare. Nel frattempo, in diretta dal parlamento vedo adulti incravattati che giocano a tombola.
foto tratta da MyWhere.it