Non è un compleanno da “svolta di decade”, ma il 20 febbraio compie 75 anni Riccardo Cocciante, uno dei più noti esponenti della musica ”leggera e non” italiana.
Una carriera di cantante “in bilico tra cantautorato e pop” ne ha fatto una delle figure più stimate da pubblico e critica. Si affermò al grande pubblico col clichè dell’arrabbiato, con la mitica “Bella senz’anima”, ormai un pezzettino di storia. E’ diventato un modo dire della lingua italiana, applicato anche dai giornalisti sportivi alle squadre di calcio per definire una prestazione scialba.
Negli anni ’70 Cocciante ha snocciolato alcuni brani davvero notevoli, nei panni del cantore dell’amore disperato, e sorretto da una carica interpretativa eccezionale. Oltre alla già citata “Bella senz’anima”, è sopravvissuta benissimo all’usura del tempo “Quando finisce un amore”, dalla costruzione particolare, una cellula scarna con tanti cambi di tono. L’abilità di Morricone fu determinante. Altro pezzo geniale fu “L’alba” e nello stesso album del 1975 la bellissima “Era già tutto previsto”. Poi è cominciata una fase meno disperata, con la sempreverde “Margherita”, “Primavera” e “A mano a mano”, che fu il singolo di un album del 1978 bellissimo a livello di scrittura e con arrangiamenti un po’ incerti. “Notturno” è una vera e propria perla presente in questo album.
Poi ci fu una svolta che a mio avviso abbassò il livello di qualità e di sincerità, pur essendo una consapevole e premiata mossa commerciale (Cocciante lavorava con successo anche su vari mercati esteri). Si trattò di un “restyling” di immagine e conseguentemente anche di scrittura, che partì con “Io canto”, tornata in auge alcuni anni fa nella versione secondo me azzeccatissima della Pausini. Dal 1979 all’ultimo album (“Songs” del 2006) pochi i brani davvero memorabili, cito tra le mie preferenze “Fiaba” “Cervo a primavera”, “E’ passata una nuvola” “Sincerità” “Il mare dei papaveri”. Sicuramente i brani belli furono parecchi, ma privi di quella componente grezza che era l’anima di Cocciante. Riccardo si era fatto più raffinato e meno istintivo. Bravissimo dal vivo, nei suoi concerti esibiva un dinamismo che stupiva chi ancora lo conosceva solo da disco. Negli anni ’80 ha condotto tourneè lunghissime con grande successo.
Poi, nella terza fase di una carriera artistica spettacolare, è tornato il “primo Cocciante” incanalato nella forma dell’opera popolare. Il primo Cocciante, quello intenso tragico, si è riciclato in “Notre Dame de Paris” e ha così firmato un lavoro destinato a restare nella storia della musica.
Al momento, dopo “Giulietta e Romeo” che non è stato premiato particolarmente dal pubblico, non sono uscite nuove opere, che sicuramente sono in cantiere da tempo. Pare imminente una nuova “Turandot” già pronta da tempo.
(foto tratta da tpi.it)