Ma come è potuto accadere…

Un fantasma si aggira per l’Italia: il fantasma della patrimoniale!

Tutti i partiti della vecchia Italia si sono coalizzati per evitare che questo sacrilego principio possa concretamente  realizzarsi.

Per capire il perché di cotanta avversione forse sarebbe più utile ricorrere a tendenze della psiche umana come gli automatismi o la coazione a ripetere, piuttosto che alle analisi politiche. Ma per quanto ciò  possa aiutare, credo ancora che le analisi politiche rimangano lo strumento migliore per orientarsi in una  società che, avendo dichiarato la morte delle ideologie, ha complicato la comprensione dei rapporti umani, economici in particolare. 

Infatti, non si capisce bene perché partiti sedicenti di sinistra dovrebbero opporsi a una misura che, seppur non risolutiva, rappresenta un timido tentativo di redistribuzione della ricchezza, considerato che, soprattutto  negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un aumento dei patrimoni dei già ricchi e ad un impoverimento progressivo dei ceti medi. 

Certamente lo slogan urlato ai quattro venti “Non c’è alternativa” ha consentito a molti di evitare la fatica di pensare, essendo molto più faticoso immaginare un mondo diverso e lottare per la sua realizzazione. La morte delle utopie ha generato un mondo dominato da passioni tristi, in cui l’imperativo è vincere, e chi non ce la fa deve accettare di avere fallito per una sua inadeguatezza. 

Ma se è vero che si impara dalle sconfitte, è anche vero che oggi le sconfitte sono figlie di una realtà in cui esse sono già inscritte nelle condizioni socio-economiche di partenza. E purtroppo l’illusione che tutti possano farcela, purché lo vogliano, rende ancora più cocente il fallimento.

Se poi andiamo a vedere le motivazioni addotte per giustificare la contrarietà a questa misura risulta evidente come si cerchi di mescolare le carte con dei conti da cui risulterebbe un insignificante contributo all’abbattimento del debito pubblico. Parola del “Sole24 ore”. E il Sole24 ore è un quotidiano d’onore! 

L’alternativa  che si paventa è quella di  colpire con un balzello i conti  correnti dai 5 o dai 10 mila euro in su. Anche qui è possibile scorgere una manina che, puntando sulla paura di vedere intaccati i propri pochi risparmi, induca i piccoli correntisti a investire i loro denari sotto una qualche forma, favorendo ancora una volta le banche.

Ora, io non so se si farà la patrimoniale o un prelievo di diversa natura, ma ho capito che, ormai, su tutto si stende la “longa manus” del mondo della finanza, per intenderci quello dei “poteri forti” (la cui esistenza qualcuno continua a negare), talmente forti da essersi insinuati persino fra le fila del nemico. Come spiegare diversamente il motivo per cui nessuna forza politica, oggi, si ponga il problema di intercettare i bisogni dei ceti medi e di quelli meno abbienti? Ma il colpo da maestro in grado di confondere le idee anche ai più adusi al pensiero critico, quello che ha agito piu in profondità, è stata l’invenzione del “politicamente corretto”, grazie al quale è stato possibile realizzare il pieno mascheramento della realtà, il modo perfetto per indurre gli esseri umani a non chiamare più le cose col loro nome, come per esempio chiamare padrone il datore di lavoro o chiamare sfruttamento la paga da miseria di molti lavoratori.

E mi ritorna in mente don Abbondio quando, nei “Promessi sposi”, a Renzo che vuole conto e ragione del perché non voglia più celebrare il suo matrimonio con Lucia, risponde con il suo “latinorum”, facendo infuriare il povero Renzo, il quale capisce subito, a sua spese, da uomo semplice, che  esiste  anche la possibilità di usare il linguaggio per non comunicare. Ma a differenza di Renzo, oggi, nessuno va più su tutte le furie perché anestetizzati da un potere che ha fatto del profitto a tutti i costi il valore assoluto, un potere che ha potuto celebrare la sua vittoria finale quando è riuscito a farlo diventare un valore riconosciuto da quasi tutta la società come prioritario.

Si è così, apparentemente, realizzata una “pax sociale” diversa da quella vigente fino agli anni Settanta, quando per molti è esistita concretamente la prospettiva,  ancorché timida, di una scalata sociale, perché quella odierna è figlia di un egoismo, inoculato a piccole dosi come un  veleno, che ti convince che è l’altro  il vero nemico che ti impedisce di migliorare la tua condizione economica. Insomma, una ben architettata guerra fra poveri, perché i ricchi stanno da un’altra parte a guardarsi la scena, ben contenti del fatto che la loro lotta di classe contro i poveri, o predestinati tali, la stanno vincendo.

Il progetto di reductio ad unum fortemente voluto dall’ideologia neoliberista ha portato, infine,  alla condanna senza appello delle due ideologie del Novecento: fascismo e comunismo. Ora, se è chiaro che nessuno pensa di difendere due forme di regime politico sfociate in dittature, è ancora più chiaro che in questo modo l’ideologia neoliberista si è spianata, di fatto, la strada per presentarsi come l’unico argine a difesa della democrazia, dando per scontato che non esistano alternative ad essa.

E se gli esempi di un’umanità ancora viva non mancano, il fatto stesso che facciano notizia dà il senso dell’eccezionalità di qualcosa che ormai fa parte di un mondo che non ci appartiene più. 

E qualcuno ancora si chiede, incredulo: “Ma come è potuto accadere!”