Ho deciso di non sottrarmi ad un commento sull’uscita di Beppe Grillo relativamente alla vicenda giudiziaria del figlio. Non ho letto molti dei commenti che sono stati fatti al riguardo e anche se, probabilmente, già è stato detto tutto, voglio, ugualmente, dire la mia. E la prendo alla larga.
Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e hanno uguali diritti e doveri. Sulla base di questi presupposti, costituzionalmente non negoziabili, è perfettamente lecito che il signor Beppe Grillo difenda il figlio, argomentando sul perché vada ritenuto innocente. Ma c’è un particolare non indifferente che credo vada evidenziato. Infatti, Beppe Grillo, non è soltanto il signor Grillo, ma un politico che ha, tuttora, un seguito fra i cittadini che si interessano delle sorti del nostro paese. Da ciò discendono alcune conseguenze che esporrò in maniera sistematica. Mi rivolgerò, pertanto, all’uomo politico Beppe Grillo. E gli darò, confidenzialmente, del tu.
- A differenza della maggior parte degli italiani hai la possibilità di sfogare attraverso i media la tua rabbia, e già questo dovrebbe farti riflettere sull’opportunità di un uso attento di questo privilegio, evitando modi scomposti e di attaccare a testa bassa chiunque metta in dubbio l’innocenza del tuo figliuolo.
- In quanto, poi, uomo politico e, quindi, pubblico, sai perfettamente, anche da uomo di spettacolo quale sei, che le tue parole hanno un peso diverso da quelle pronunciate da qualunque altro cittadino.
- È buona regola, come d’altra parte sostenuto dal tuo Movimento, lasciare lavorare la Magistratura, senza tirarla per la giacchetta e senza piegarla alle esigenze personali.
- Sei entrato a gamba tesa su un tema molto scivoloso e divisivo quale quello della violenza sulle donne, che merita ben altro che la difesa d’ufficio di un padre che, qualunque sarà la sentenza, dovrà accettarla, perché come dicono le persone per bene, “le sentenze non si discutono, si rispettano”.