di Sergio Fanti
Il sindaco di Gualdo Cattaneo, un paese di seimila abitanti in provincia di Perugia, si dice contrario a concedere la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, motivando la sua (op)posizione col fatto che – in sintesi – la signora Segre non ha avuto mai niente a che fare con Gualdo Cattaneo. Siccome ogni qual volta si parla di Liliana Segre il discorso sfocia in orizzonti politici ben più vasti del singolo caso, Enrico Valentini (questo il nome del sindaco) precisa che se si fosse trattato di dare la cittadinanza onoraria a Norma Cossetto (giovanissima seviziata, stuprata, torturata e uccisa nelle foibe) avrebbe dato la stessa risposta. Quello che in sostanza Valentini ritiene è che si debbano dare certe onorificenze solo a chi ha avuto effettivi legami col singolo territorio. Altrimenti un Comune si sente in dovere di dare una cittadinanza onoraria alla Segre soltanto per non essere da meno della “bella figura” che hanno fatto altri Comuni e per non essere tacciato di presunto anti-semitismo. A me la posizione di Valentini piace, piace come orientamento generale, non in riferimento specifico alla Segre che è una signora di grande classe e delicatezza, e che ha l’indubbio merito di non essersi risparmiata quale testimone diretta e divulgatrice instancabile degli orrori che sappiamo. Scusate la prolissità della precisazione, ma risulta ormai doverosa in un contesto che vive di risse ed etichette: dire “sono contrario alla cittadinanza alla Segre in un comune di cui la Segre probabilmente non conosce nemmeno l’esistenza”, è sufficiente per essere tacciati di filo-nazismo. Trovo che anche i nomi di piazze e vie bisognerebbe legarli a chi è stato di un certo territorio, oppure ha avuto un effettivo legame col territorio medesimo. Altrimenti in ogni città troviamo (come accade) tanti Garibaldi, Cavour, Mazzini, Falcone e Borsellino, insomma tanti personaggi che hanno significato qualcosa di “nazionale” ma poi mancano le vie da intitolare a qualche “locale”. Infatti quando muore qualcuno non è tanto facile intitolargli qualche pezzo di città perché è già tutto occupato. Quando vedo le intitolazioni di De Andrè a Genova, vedo che si tratta di piccoli segmenti di cemento, mentre trovo che sarebbe stupendo che ogni pezzo di Italia glorificasse adeguatamente i propri figli, coloro che hanno contribuito a rendere quel luogo noto e importante. Tutti conoscono la minuscola Monghidoro, e solo per un singolo cittadino. Sarebbe bello trovare in ogni luogo – oltre alla specialità culinarie – anche i cartelli degli eroi locali, che magari non hanno significato granché a livello nazionale, ma sono stati importanti per quel luogo specifico. Altrimenti accade – come è accaduto – che Bologna abbia potuto dedicare a Dino Sarti (storico intrattenitore dei ferragosti bolognesi e autore di numerose canzoni) soltanto un giardinetto di periferia. E anche questo è potuto accadere solo dopo lunghe trafile e insistenze.
nella foto: Liliana Segre (foto di raiplayradio.it)