di Sergio Fanti
Tutti indignati per l’assembramento dei tifosi interisti in piazza Duomo. Comprensibile. La prima reazione, la più epidermica e immediata, è quella di condannare questi scriteriati che si sono accalcati in maniera preoccupante per il contagio.
La seconda reazione, appena più filtrata, è: “ma perché glielo hanno permesso?”. Segue l’ovvia conseguenza di una polemica immediatamente scivolata su un Governo che applica due pesi e due misure. I ristoratori e altre categorie hanno dovuto stare chiusi per mesi, con ingenti danni economici e non solo economici, e invece al calcio è concesso tutto? I teatri e i cinema vengono tenuti vuoti mentre piazza Duomo è piena di migliaia di scalmanati che inneggiano a una vittoria sportiva? Perché questa ingiustizia?
Poi c’è chi si è posto un interrogativo un po’ più evoluto e panoramico, che in sostanza è: “che credibilità può avere uno Stato che per tanto tempo si è impegnato nel far rispettare le norme di mascherine e distanziamento, impedendo di fruire dei parchi pubblici e di praticare sport, e poi permette a uno sciame di tifosi di comportarsi come abbiamo visto?”.
Dal mio punto di vista, sono situazioni imparagonabili e cerco di spiegarmi. La legge è uguale per tutti (poi ci sarebbe il discorso infinito che queste non sono leggi ma piccoli editti improvvisati e spesso anticostituzionali…ma questo garbuglio lo evitiamo), le norme sono uguali per tutti, infatti gli stadi sono stati fatti rimanere senza spettatori alla pari di cinema e teatri. Evito in questa sede il discorso dei calciatori che si allenano e si abbracciano come è sempre stato, perché in effetti lo trovo indifendibile.
Le leggi sono uguali per tutti, senza pesi e misure differenti. L’assembramento di domenica sera è avvenuto semplicemente perché i tifosi si sono presi la libertà di farlo, come avrebbero potuto fare tutti gli altri. Gli altri si lamentano, mugugnano su facebook in modo frivolo e pettegolo, si fanno i dispettucci nei commenti, e maledicono la sorte ed il Governo. I tifosi invece hanno fatto quello che volevano. Ed erano tanti, troppi per essere bloccati senza causare danni ben più grossi dell’assembramento. In un’ottica non di permissivismo ma di riduzione del danno, li hanno lasciati fare. Erano tanti, e risultava problematico fermarli o arginarli. Anche perché non credo che, in preda all’eccitazione, sarebbero stati molto collaborativi. Quante volte abbiamo sentito parlare della presa della Bastiglia e del fatto che i Francesi sono più ardimentosi di noi nel prendersi o riprendersi ciò che è giusto? Bene, i tifosi in questo caso – nel loro piccolo – hanno fatto la stessa cosa. Ma nemmeno questo va bene, se qualcuno lo fa. Mi giunge un po’ ridicolo il fatto che tutti vogliono fingere di ribellarsi, organizzano flashmob da salotto e cortei in punta di forchetta, parlano di questo e quell’altro scienziato che sconfessa la pandemia o i protocolli di cura, e via di questo passo. Quando c’è qualcuno che la libertà se la prende, l’argomentazione è: “perché A lui sì e A me no?”. Il dativo non serve, la risposta è molto semplice: perché lui la libertà se l’è presa anche se non gli è stata concessa. Con tutti i rischi del caso. Inoltre – particolare tecnico non di poco conto – non c’era una struttura chiusa o privata da chiudere, non puoi sigilllare il centro di Milano per punizione esemplare.
Nessuno ha dato ai tifosi il permesso di festeggiare. Ma si sa, è inutile fare tanti giri di parole per educazione: trattasi di quasi-bestie il cui picco cerebrale consiste nello sgolarsi nei soliti coretti infantili, e non hanno esercitato alcuna malafede nel comportarsi da bestie, cioè nel fare ciò che le pulsioni suggerivano in quel momento. Nella fattispecie, andare a fare un po’ di chiasso in piazza.
Ma la medesima libertà se la potrebbe prendere chiunque adesso si sta lamentando. Unica condizione: un numero sufficiente di adepti, tale da fare branco. E ovviamente un grado di vitalità che sia almeno un decimo di quello degli interisti festeggianti. Perché questo è il punto: nessuno ne ha voglia, siamo tutti nelle nostre zone di comfort. Cantava Modugno: “ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!”. Tutti i musicisti rock con abiti strappati e look da film horror, se la sentono di fare quello che hanno fatto i tifosi interisti, o hanno paura di prendere una sgridata e una multa da qualcuno che dice “favorisca i documenti”?
Preciso che non parlo di dove stia il bene o dove alloggi il male, ognuno posiziona queste categorie dove vuole, in genere dove la propria visuale gli consente senza fare sforzo.
Permettetemi in chiusura di profondervi la mia profonda morale: l’unico bene che vedo in questa vicenda è che lo scudetto lo abbia vinto l’Inter, di cui sono tifoso inesausto dalla bellezza di cinquant’anni.
foto tratta da fanpage.it