Quanti stupri di gruppo!

di Sergio Fanti

unnamed file 26

Sono un po’ sconcertato da quanto si ripetano degli stupri collettivi conditi da alcool e droghe. Qualche mese fa ci fu il caso di Alberto Genovese, il ricchissimo imprenditore di facile.it, nel quale più si indaga più si scoperchiano orrori suoi e di tutta la degna combriccola. Qualche giorno fa in un paese vicino a Mazara del Vallo una ragazza è stata intrappolata in una finta festa (in cui l’unica donna invitata era lei) e usata come oggetto di piacere dal branco. E’ dominio comune la vicenda del figlio di Beppe Grillo, soprattutto perché il padre si è esposto – da artista quale è – in una difesa accorata e dalle basi davvero esili. L’argomentazione di fondo di Grillo è che la ragazza avrebbe dovuto denunciare subito e non dopo qualche giorno. Nonostante il mio profondo maschilismo, non mi sento di appoggiare questa linea; credo che la reazione a un trauma scaturisca da dinamiche intime e assolutamente personali. Mi sembra anche che si tenda a fare di tutta l’erba un fascio, accomunando impropriamente le attrici del “mee too” a questi casi singoli di ragazze comuni. Le attrici del mee too hanno compiuto un consapevole scambio-merce (sesso per denaro e favori) protratto per anni, poi, a carriera finita o quasi, tentano di recuperare la notorietà denunciando le turpitudini di qualche magnaccione del cinema. In effetti, venti e più anni per fare una denuncia non sono particolare di poco conto, soprattutto se grazie alle “sconcezze dei potenti” hanno accumulato per tanto tempo fama e soldi. Facile ergersi a censori, in questi casi è fin troppo facile e scontato. Quello che mi stupisce in linea generale è la cultura dello sballo e dell’alcool. La cultura della perdita di controllo che sta alla base di molte di queste vicende. Io forse non faccio testo, ma non riesco a capire quale soddisfazione ci sia in una conquista sessuale così perpetrata. Poi, avendo sempre concepito l’amore come un fatto a due, la storia della condivisione di tutta la squadra degli amici mi è davvero difficile a comprendersi. Comunque, il dato essenziale è che le ragazze erano ubriache o drogate, e incapaci di un vero consenso. Non capisco nemmeno perché una ragazza debba mettersi in tali situazioni, fa parte di una cultura dello sballo che io – come direbbe Mughini – aborro con tutte le erre del mondo. Intendiamoci, non sono astemio, il vino mi piace e mi piace l’ebbrezza di sentirmi un po’ alterato, mi piace anche l’allentamento di qualche freno inibitore (“in vino veritas” dicevano gli antichi) ma la perdita di controllo la vedo come una sconfitta. A 19-20 anni in una cena sociale ingurgitai per gioco e per inesperienza più tipi di alcool e liquori: feci il classico miscuglio cui seguì la classica vomitata e lo stare male. Non ricordo i particolari né dove fu, ma ricordo benissimo quanto mi sentii idiota e mi servì per sempre. E mi sembra strano che invece per molti/e una tale situazione sia costitutiva di ogni festa. Ritengo che lo Stato dovrebbe ripristinare gli orari delle discoteche come erano negli anni ‘70 e ‘80. Vi assicuro che ci si divertiva anche la domenica pomeriggio, o la sera intesa come sera e non con inizio all’una di notte. Contribuirebbe – secondo me –a ricreare abitudini in cui le trasgressioni o le libertà non vadano contro la vita. Scusate la parentesi da anziano, ma sono molto convinto di questo. Ma – almeno – c’è un lato comico nella vicenda del figlio di Grillo. La linea difensiva degli avvocati di Grillo junior e amici si basa sul fatto che la ragazza non fosse ubriaca, e quindi fosse consenziente. Uno dei quattro, invece, in piena ingenuità ha risposto al telefono a domande da parte di qualcuno di cui si fidava. L’intervista – perché di un’intervista a tradimento si trattava – è stata fatta ascoltare in tv, e si sente il ragazzo che dice “non abbiamo costretto la ragazza a bere, è stata lei a volersi scolare una bottiglia di vodka”. In pratica, ha ufficializzato che la ragazza fosse ubriaca. L’avvocato del ragazzo ha immediatamente rinunciato all’incarico, perché l’assistito non aveva rispettato la rigorosa consegna dell’assoluto silenzio e con le sue chiacchiere ha indebolito l’impianto difensivo. Questa ingenuità mi fa supporre che non si tratti di criminali incorreggibili, e mi riporta a pensare che ci sia troppo alcool e troppo sballo, come se la vita non regalasse abbastanza bellezza, e come se la vista e la vicinanza di una ragazza non fosse di per sé un’emozionante bellezza.

foto tratta da radiom.fr