Le interviste di Marta Lock: Elena Rizzardi, la materia e il colore per fermare il tempo

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Elena Rizzardi

Il percorso professionale come arredatrice di interni ha permesso a Elena Rizzardi, artista lombarda con un naturale talento verso la manifestazione creativa coltivata fin da bambina, di mescolare le sue competenze nel campo dei tessuti e nell’utilizzo di stucchi e gessi per applicarle al suo particolare e incisivo linguaggio artistico. Particolare perché inserisce e utilizza i tessuti come fossero elementi materici da plasmare sulla base dell’istante di vita, di tempo e di spazio che desidera raccontare su cui poi, in un secondo momento, agisce attraverso i colori per generare il gioco di luci e ombre che contraddistingue le sue tele; incisivo perché in grado di trasportarel’osservatore nella dimensione sognante che l’artista descrive lasciandosi andare alle emozioni suscitate da un ricordo, da un frangente particolare, da un luogo dell’anima che è rimasto all’interno del suo scrigno emotivo. Sceglie la terza dimensione Elena Rizzardi, poiché i tessuti abilmente ripiegati e modellati per assumere le forme necessarie a raccontare le scene, le ambientazioni protagoniste delle sue opere, interagiscono con lo spazio circostante alla tela come a voler rompere le limitazioni imposte dalla bidimensionalità per riuscire a entrare in contatto in maniera più efficace con l’ambiente esterno, come se non dovessero esistere ostacoli tra il sentire e il ricevere, tra il narrare e il lasciarsi trasportare da quel racconto. Le sensazioni restano sospese in un mondo ideale, quello che unisce la realtà al ricordo, quello in cui la sensibilità dell’artista ha ricevuto vibrazioni che si sono insinuate nella sua interiorità fino al momento in cui hanno avuto bisogno di fuoriuscire, senza impeto, senza irruenza bensì con la calma e la serenità che contraddistingue chi, come la Rizzardi, è in grado di convivere e accogliere anche un momento nostalgico, la fase del guardarsi indietro e lasciarsi abbracciare da un frangente passato. E con approccio poetico e romantico imprimerlo sulla tela che diviene base solida su cui lasciar fluttuare la morbidezza del tessuto; solo in un secondo momento, quello dell’intervento del colore, le stoffe si solidificano, divengono più materiche e consistenti come se proprio in virtù di quell’essere state manifestate assumessero una forma definita e resistente, robusta, concreta. Le tonalità scelte dalla Rizzardi sono sempre morbide, sfumate, necessarie per dar vita ai suoi luoghi senza tempo, come trasportati in una dimensione eterea, onirica, attraverso la quale l’artista manifesta la sua equilibrata espressività, il suo mondo riflessivo e meditativo in virtù del quale il linguaggio pittorico è tanto suggestivo quanto coinvolgente; la capacità di plasmare i tessuti non si limita solo alla descrizione di luoghi vissuti o immaginati, bensì si estende anche a concetti interiori, emotivi, o a temi universali, e in questa serie di opere è il colore a essere protagonista e ad aggrapparsi alle pieghe dei tessuti che rappresentano il sentire interiore, che scolpiscono pensieri e sensazioni che dai concetti scaturiscono. Nell’opera Contatti strappati

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Contatti strappati

le tonalità fredde contraddistinguono l’assenza che si genera dopo un silenzio, un abbandono, un’uscita di scena inaspettata che causa un vuoto, pur lasciando intorno, attraverso il colore sabbioso e chiaro delle parti circostanti, la possibilità di trovare un modo per superare quel distacco, o di recuperare una distanza che sembra apparentemente incolmabile. In Atmosfera di Corsica

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Atmosfera di Corsica

invece la Rizzardi evoca il mare, le rocce e il silenzio che avvolge le coste dell’isola, affidando ai tessuti il compito di scolpire il paesaggio e ai colori quello di completarlo e definirlo con la poesia delle sfumature di azzurro che non possono non essere associate a quel luogo. Ora però andiamo ad approfondire la conoscenza di questa originale artista.

Il suo percorso artistico è cominciato in maniera diversa, distante dal suo stile attuale, può raccontarci qual è stato il momento in cui ha avuto l’intuizione di avvicinarsi all’Informale Materico e cosa lo ha determinato?

Tutto è capitato in un periodo in cui mi sono ritrovata senza lavoro agli inizi degli anni Novanta, era un periodo in cui c’era crisi e il settore dell’arredo aveva subito molte restrizioni. Avvertendo la necessità di esprimermi attraverso la creatività e di produrre qualcosa che si distinguesse dai soliti prodotti artistici, mi inventai di rivestire vasi, bottiglie, bicchieri riciclati e dare nuova vita

agli oggetti con materiali tridimensionali. I materiali con cui avevo da sempre dimestichezza erano i tessuti e in particolare quelli d’arredo con trame consistenti e molto strutturati, quindi decisi di provare ad impastarli con acqua e farina (partendo dalla tecnica della cartapesta) e di colorarli con gli acrilici. Cercavo di abbinare stoffe e colori nel contesto degli arredi che andavo a progettare.

La mia idea funzionò perché le aziende con cui collaboravo mi commissionarono alcuni pezzi da inserire negli showroom. Fino ad allora avevo dipinto a olio e acrilico su tela o su legno riproducendo in maniera un po’ astratta ed essenziale ciò che vedevo o vivevo così riflettei che

invece di dipingere semplicemente avrei potuto lavorare su un supporto materico ed elaborarlo con i colori creando così delle opere in cui la base tridimensionale sarebbe stata ottenuta dalle pieghe e dalla struttura. In virtù di questo nuovo approccio fui notata da critici e artisti e cominciai il mio percorso artistico partecipando a eventi e mostre, prima nazionali e poi internazionali.

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Lisboa 2

Quanto è stata determinante la sua professione di arredatrice di interni sulla sua arte e quanto, al contrario, la sua inclinazione artistica è stata importante per la sua professione? Come riesce a conciliare i tempi da dedicare all’una e all’altra?

Di fatto la mia professione di arredatrice è stata la molla che ha focalizzato la mia attenzione sui materiali e la loro struttura parlante. Ancora oggi appena vedo dei tessuti o filati o particolari carte da parati che stimolano la creatività, si accende una scintilla creativa perché ogni materia su cui poso lo sguardo parla e mi comunica qualcosa, come se aspettasse solo di essere trattata, rinfrescata.

È grazie al dono della creatività che ho potuto percorrere la mia carriera professionale sia di arredatrice che di artista. Molte mie opere andavano di pari passo al contesto dell’arredo, in particolare all’estero dove sono presenti all’interno di prestigiose ville private o strutture pubbliche.

Svolgevo il mio lavoro di designer principalmente di giorno e quello dell’artista quasi sempre di notte. Ora da qualche anno a questa parte mi dedico molto di più alla professione d’artista, ho un mio atelier nel paese in cui vivo e lavoro e dove sono nata, a Besnate in Lombardia, provincia di Varese. Mi sto concentrando e investendo su di me, la mia tecnica particolare richiede tempo e ricerca, quindi se voglio continuare a migliorare ho bisogno di ritmi diversi.

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Heart (Cuore)

Andiamo più a fondo nel suo universo creativo: i luoghi descritti nelle sue suggestive tele sembrano essere sospesi in un tempo non tempo. Appartengono ai suoi ricordi, al suo scrigno emotivo di esperienze vissute oppure sono simboli immaginati di un sogno da raggiungere? Qual è il messaggio che desidera far arrivare all’osservatore?

Ciò che desidero comunicare al pubblico è il mio amore per luoghi da me visitati e angoli di mondo che mi hanno colpito per la loro storia per i loro colori, oppure momenti di attimi percepiti come unici – albe, tramonti, messaggi della natura-. La natura è la mia maggiore fonte di ispirazione, in particolar modo in questi ultimi tempi in cui assistiamo alla sua lenta e inesorabile distruzione.

Poi mi piace anche esternare il mio pensiero filosofico, concetti mi che mi vagano nella testa, letti sui libri o ascoltati nei brani musicali che mi generano messaggi da esprimere e fissare sulle tele.

La sua arte può essere interpretata anche dal punto di vista del riciclo, quanto è importante recuperare materiali che altrimenti terminerebbero il loro ciclo vitale? È una scelta anche etica la sua oppure è solo dettata da un’intuizione ed esigenza creativa?

La mia è senz’altro una scelta etica che induce la mia intuizione a non buttare nulla, archivio tutti i materiali che potrebbero riprendere vita dividendoli per tipologia, colore, struttura, così nel momento creativo ho tutto sotto controllo fino a sfruttare il più piccolo ritaglio che può fare la differenza di un’opera poiché per me il dettaglio ha un’importanza prevalente.

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Oceano e Crisofera, il clima che cambia

Nel corso della sua carriera ha partecipato a molte mostre internazionali ricevendo importanti riconoscimenti e premi; quali sono i suoi prossimi progetti?

Dopo questo periodo di pandemia in cui molti progetti sono stati rimandati se non addirittura annullati, ho molto da sviluppare. Mostre personali che vorrei svolgere in prestigiose gallerie sia in Italia che all’estero. Nel mio lungo percorso artistico ho conosciuto e collaborato con artisti contemporanei di grande livello e mi piacerebbe organizzare qualche evento con loro. Artisti e artiste italiani ma anche di altre nazioni, con cui ho intrecciato buoni rapporti e con cui mi piacerebbe dar vita a un particolare all’insegna dell’arte.

Ho poi in programma una mostra personale nel piccolo comune dove vivo, dove ho anche un progetto un po’ ambizioso, cioè quello di donare una scultura Outdoor in ricordo del triste anno appena passato, il 2020, durante il quale la pandemia ha colpito e segnato anche molti miei conoscenti.

Un altro progetto che era partito nel 2019 e che si è fermato è quello di portare la mia arte in Cina: tre anni fa sono stata contattata da una figura professionale esperta d’oriente che introduce eccellenze Italiane in Cina e che mi aveva invitata a esporre a Shanghai introducendomi negli studi di architettura, per inserire nel contesto degli arredi le mie opere ma con la pandemia tutto si è fermato anche se mi auguro che a breve potrò concretizzare questo programma.

Nel contempo ho da poco ripreso a introdurre le mie opere in alcuni progetti d’arredo a Singapore con aziende prestigiose con cui collaboro da anni. Inoltre con un gruppo di artisti delle mie zone abbiamo fondato un’associazione, la CONTEMPORARY Arte&Ambiente che si occupa dei problemi climatici diffondendo attraverso l’arte, mostre ed eventi, messaggi per richiamare l’attenzione sul tema. Abbiamo in programma diverse mostre collettive e la nostra presidente Fabrizia Buzio Negri, giornalista del Sole 24ore, scrittrice e critica d’arte della zona di Varese, ci sta promuovendo molto bene. Il mio sogno è che un giorno mi ricordino come l’artista che trasforma i tessuti in opere d’arte e che si ricordino delle mie pieghe modellate dove la luce e il colore creano movimento, che il mio nome non rimanga nel vuoto ma che corra con l’arte, perché l’arte per me è vita, non è mai statica, corre anche nella mente di chi la guarda e muta dopo ogni sguardo.