A lezione di democrazia

Pur senza entrare nel merito della disputa relativa alla guerra che si combatte in Ucraina, fa riflettere l’impudenza con cui gli States annunciano e infliggono sanzioni alla Russia nel nome della democrazia violata di cui sono ineguagliabili maestri. Non è necessario essere degli storici di professione per sapere che gli Usa hanno fatto strame della democrazia in Sudamerica, considerata una loro proprietà privata (vedasi in proposito la dottrina Monroe),  attuando colpi di stato o brogli, a gogò, per piazzarvi uomini di loro fiducia, ovvero pagliacci che si sono prestati a difendere gli interessi economici degli Stati Uniti, come dimostrano gli ultimi avvenimenti in Venezuela (a proposito, avete notizie del re dei pagliacci, Guaido?). Per chi volesse farsi una cultura su questo tema può essere utile la lettura di Noam Chomsky, noto linguista ma anche politologo, famoso per le critiche che da decenni rivolge alla politica estera statunitense e al sistema neoliberista, autore, tra gli altri, del saggio America, no we can’t nel quale elenca le malefatte degli yankee, in particolare, in Sudamerica e in Medio Oriente. Certo, l’Impero può decidere chi sono i buoni e i cattivi e anche quale significato attribuire alla parola democrazia, ma, ultimamente, anche loro un po’ confusi lo sono, da quando hanno visto occupato il Campidoglio da inquietanti e/o folcloristici figuri, a seconda dei gusti, che hanno segnato un prima e un dopo nella storia del paese, che mai, prima di quel 6 gennaio 2021, aveva assistito ad una azione dimostrativa che, di fatto, profanava il tempio della sua democrazia. 

Ma, come sempre, è molto difficile che l’informazione nostrana accenni ad una pur minima critica nei  confronti di queste politiche interventiste, un’informazione da sempre prona al cospetto dell’Impero.

Onestamente, non so più dove andare a lezione di democrazia. L’unico posto frequentabile sono rimaste le librerie che, e questa è la notizia, hanno goduto dell’incredibile  privilegio di restare aperte, nonostante le zone colorate, l’ultima invenzione del genio italico. 

Il pensiero che la cultura non faccia paura al potere, però, non mi consola, anzi mi preoccupa. Vuoi vedere, mi sono detto, che il pensiero critico è stato derubricato a puro complottismo? 

Nell’era del pensiero unico, d’altronde, non poteva che esserci  un’unica verità, quella propalata dai guardiani del sistema che, non appena si leva una voce fuori dal coro, intervengono, immantinente, a  zittirla e perseguirla anche penalmente (vedasi la politica sanzionatoria nei confronti di operatori sanitari scettici sui vaccini), o con dei TSO, secondo il principio foucaultiano del sorvegliare e punire.

Se Orwell, fosse vivo…