di Sergio Fanti
una scuola-prigione (foto tratta da repubblica.it)
Tutto il mondo è paese, viene da dire – amaramente – leggendo della scoperta di fosse comuni in Canada.
Se ne parlava, lo si sapeva, ma non c’erano mai state chiare prove. Ora però sono fuoruscite delle ossa dal terreno di un edificio adibito a scuola-prigione nell’organizzazione di genocidi di bambini.
Tra il 1863 e il 1998 (quindi anche molto recentemente) il Governo canadese ha strappato 150mila bambini alle famiglie delle tribù che vivevano in Canada. Questi bambini venivano confinati in speciali “scuole residenziali” in modo da cancellare ogni traccia delle loro tradizioni, costringendoli ad accettare la civiltà e la religione occidentale. Venivano tenuti prigionieri in condizioni pietose: senza riscaldamento invernale, denutriti e spesso abusati sessualmente.
Molti morirono di stenti o di malattie, molti non vennero restituiti ai genitori. Si trattò insomma di un vero e proprio genocidio di cui non rimase traccia. Fino a questi giorni, quando si è visto che purtroppo non si trattava di leggende.