Durigon e la “politica omeopatica”

Conta poco, ormai, se Mario Draghi farà dimettere o no Durigon,  sottosegretario di Stato al Ministero dell’economia e delle finanze dell’attuale governo. È sufficiente il silenzio assordante di questi lunghi giorni a mettere in risalto la sua volontà di fare da comparsa quando si tratta di prendere posizione sui principi su cui si fonda la comunità, come l’antifascismo in tutte le sue declinazioni e la lotta alla criminalità organizzata, mentre è più che protagonista, direi dominus assoluto, quando si tratta di economia, che per lui coincide, tout court, con la politica. D’altra parte  per il teorico del “pilota automatico”, non ha neanche più senso ricorrere al voto popolare, essendo quest’ultimo un intralcio ai piani delle élite economico-finanziarie, che mal sopportano di essere disturbate nel loro impegno a favore dell’umanità.  

Non è una questione di poco conto quella qui sollevata, perché rappresenta in maniera plastica il peso che hanno le destre in questo governo che, nato per evitare e aggirare la volontà popolare, conta ancora una maggioranza relativa di un partito, sedicente movimento, ormai ridotto a stampella dei poteri economico-finanziari, con buona pace di chi ha creduto ai “vaffa” e alla storiella del suo fondatore che affermava: “Apriremo il Parlamento come una scatola di tonno”. 

Mi chiedo allora se non siamo in presenza di quella che penso possa definirsi “politica omeopatica”, una strategia con la quale si instillano lentamente, giorno dopo giorno, dosi apparentemente innocue di ciò che si vuole ottenere come obiettivo finale: rifondare lo Stato repubblicano, liquidando definitivamente la pregiudiziale antifascista. Ma le parole del sottosegretario ottengono un altro risultato: cancellare la memoria di due magistrati caduti per mano mafiosa, confermando così che la  mafia non è un problema nazionale ma locale: ogni città celebri i propri eroi, Littoria, poi Latina, la città voluta dal Duce, è orgogliosa di Arnaldo Mussolini.

Il nostro caro Mario, che ha giurato sulla Costituzione, è al corrente  che oltre all’economia e al PIL esistono cose come i valori che tengono unita una comunità? Qualcuno dovrebbe ricordarglielo, come chessò, il Presidente della Repubblica. 

Ma poi penso che è arrivato il tempo, ormai, di mandare in soffitta tutte queste anticaglie e comportarci da uomini dell’era della postmodernità, senza ideologie, se non quella mercatista e turbocapitalista fondata sul consumo e sulla competizione. 

E penso anche che, se la punta di diamante dell’antifascismo di oggi sono le sardine, queste personcine così cortesi e a modo, cibo ottimo per una società governata da squali, beh! allora, forse, ci meritiamo tutto questo!