Certo che Bonomi, presidente di Confindustria, è un tipo tosto! Dal palco di CL si è lamentato, di fronte ad una platea compiacente e plaudente, di come i governi italiani siano sempre punitivi nei confronti delle imprese italiane. Povera stella! Questi poveri imprenditori che si sono cuccati gli incentivi statali avranno pure diritto di delocalizzare quando e come vogliono, senza pagare dazio. In qualità di contribuente qualche osservazione avrò anch’io il diritto di farla, anche perché quegli incentivi sono frutto anche del mio lavoro. Scusi dottor Bonomi, ma perché abbiamo dato quei soldi? Mi rendo conto che parlare di etica con i padroni (scusi per il linguaggio demodè e politicamente scorretto) può essere urticante, non avendo lei e i suoi colleghi mai sentito parlare di etica dell’impresa, e se ne avete sentito parlare probabilmente eravate impegnati, giusto in quel momento, a contare i miei soldi, ma di grazia, posso sapere a cosa servivano quegli incentivi? Dovevamo considerarli a fondo perduto?
Tempo fa un suo collega, durante uno di questi talk politici affermò che al centro della vita del paese c’è l’impresa, al che un sindacalista (perché anche i sindacalisti di tanto in tanto hanno dei sussulti di dignità), obiettò che, giusta la Costituzione, la Repubblica italiana è fondata sul lavoro, che non coincide tout court con l’impresa, ma comprende tutta una serie di questioni che io, evidentemente, sbaglio a pensare che lei debba conoscere. Per esempio, quella della sicurezza sul posto di lavoro che continua a mietere vittime nel silenzio assoluto. Ma, come l’ispettore Rock, anche lei ha commesso un errore quando ha citato la Spagna come esempio di paese benevolo nei confronti dei delocalizzatori. Infatti, proprio la Spagna, ha una legislazione molto “punitiva”, per usare un linguaggio a lei caro, per chi dopo essersi beccato i soldi scappa con la refurtiva. Ma, come il Carosello con Virna Lisi, con quella bocca lei può dire ciò che vuole!