Perché questo accanimento contro chi, senza essere un no-vax, ma soltanto una testa pensante, che non si abbevera solo alla fonte dell’informazione mainstream o alla finta competenza dei politici, nutre perplessità sull’efficacia dei vaccini? L’avere fatto coincidere il dissenso con le posizioni dei no-vax è stata un’operazione, come tanto piace dire oggi, politicamente scorretta, perché ha eliminato una serie di voci che non sono pregiudizialmente contro i vaccini, ma che mettono sul tappeto questioni di grande rilevanza sul piano delle libertà individuali e del loro riconoscimento da parte dello Stato.
Pochi hanno riflettuto sulla violenza che quotidianamente si abbatte su chi, anche in maniera pacata, senza i fondamentalismi che caratterizzano i sostenitori della vaccinazione “senza se e senza ma”, ritiene di poter optare, come riconosciutogli dalla Costituzione, per la libertà di cura e quindi rifiutare la cura di Stato. Anche perché se fosse accertata, oltre ogni ragionevole dubbio, l’efficacia del vaccino, lo Stato lo avrebbe imposto come accade per i vaccini già in uso. Ma così non è, e la gente preferisce non ascoltare queste voci di dissenso e scagliarsi contro di esse, a volte in modo aggressivo, bombardata da una stampa che non lascia spazio a chi, senza la pistola in mano, cerca di condurre il discorso sul piano del confronto fra posizioni diverse. Ma questo oggi è diventato impossibile, come è impossibile ogni qualvolta una delle due posizioni viene criminalizzata. Contrariamente a quanto pensa qualcuno, a me il generale Figliuolo non fa paura per la divisa che porta, fa più che altro riflettere, e a volte anche ridere, per il modo militaresco di affrontare i problemi, con tanto di declamazioni e toni trionfalistici privi di riscontro nella realtà, modi già sperimentati anche da politici senza divisa. Niente di nuovo sotto il sole, quindi.
Ma la grancassa mediatica si concentra su quegli stupidi violenti che aggrediscono i giornalisti, comportamenti inaccettabili, sicuramente da condannare senza indugio alcuno, ma che danno la misura del livello di barbarie cui ha condotto una gestione politicamente scellerata del Covid19. Fa male ascoltare figure di rilievo del panorama culturale italiano, come U. Galimberti, prendere in considerazione anche l’ipotesi dei TSO per i no-vax, senza mettere in discussione le pur evidenziate criticità relative all’uso dei vaccini.
Esistono e sono documentati casi di persone che riferiscono di come vengano maltrattati negli ospedali quelli che non si son voluti vaccinare, magari casi isolati, ma che testimoniano di come si riduce una società quando, una parte maggioritaria di essa, è convinta di possedere la verità assoluta e che, perciò stesso, ritiene di avere il diritto di considerare chi non si accoda al pensiero dominante, esseri indegni di abitare il consesso umano. Per trovare nella storia simili casi bisogna risalire alla caccia alle streghe, agli untori di manzoniana memoria e alle leggi razziali.
È utile riportare anche le dichiarazioni di chi vorrebbe far pagare, a chi si ammala di Covid19, le cure necessarie o di chi vorrebbe imporre dei TSO a chi rifiuta l’inoculazione del vaccino, come sopra già riferito. Come dire che sarebbe giusto rifiutare di curare la cirrosi epatica agli alcolizzati o il tumore ai polmoni ai fumatori. Personalmente, pur credendo in qualche azione benefica del vaccino, ho vissuto come un ricatto il green pass, e resto convinto che ridurre tutto ad una questione sanitaria rischia di far passare in secondo piano problemi di natura giuridica e, soprattutto, costituzionale, che non possono essere derubricati a questioni secondarie rispetto ad un valore assoluto quale è la salute dei cittadini. Infatti, mi stupisce sempre il fatto che dopo aver fatto strame della sanità per decenni, adesso, a destra e a manca, si strombazzi questo valore, che non pare essere stato in cima ai pensieri della politica e che continua a non esserlo. È vero, la salute dei cittadini è un valore, ma non il solo, perché insieme ad esso devono essere considerati tutti quegli aspetti che ineriscono alla libertà e al rispetto della volontà individuale. Ma coloro i quali provano a fare riflettere i cittadini su questi aspetti, non trovano posto in quello che viene definito dibattito, ma che dibattito non è, per via del fatto che la voce minoritaria non vi viene ammessa perchè considerata, tout court, sbagliata.