Il muro di ipocrisia dell’Europa

Uno  dei punti di forza della Commissione europea è senza dubbio l’ipocrisia. Nonostante la buona volontà riesce sempre più difficile credere alla sua buona fede. È di qualche giorno fa la notizia della provocatoria richiesta di alcuni paesi dell’Europa orientale, cui come era prevedibile si sono subito associati in Italia FdI e Lega, di ottenere dei fondi per la costruzione di muri per contenere l’ondata migratoria che interessa anche i paesi dell’Est europeo. La scontata risposta della Commissione non si è fatta attendere. Un secco e prevedibile “no” è arrivato, come era ovvio. Come la storia insegna i muri sono sempre serviti a poco per fermare interi popoli alla ricerca disperata di una vita migliore di quella che li attende nel paese di origine. Ma il punto non è questo. Da tempo, studiando le condizioni sociopolitiche di alcuni paesi africani, ancora sfruttati nonostante lo sbandierato processo di  decolonizzazione, ho avuto modo di imparare che gli aiuti a questi paesi sono un pretesto per continuare a sfruttare le loro risorse, e che esistono intellettuali e movimenti africani che vorrebbero fermare queste ondate migratorie verso l’Europa che, attraverso accordi capestro di partenariato economico, impedisce, di fatto, alle loro economie di decollare. 

Ma la risposta della Commissione europea lascia quantomeno perplessi per le motivazioni addotte al rifiuto di finanziare la costruzione dei muri. Motivi etici e di solidarietà e motivi inerenti alla libertà di movimento delle persone, oltre che delle merci, sono alla base del no della Commissione. Tali principi, sacrosanti nella loro ideale formulazione, mal si accordano con le politiche perseguite dall’Europa sin dalla sua costituzione come Comunità. Come non pensare alla pervicace determinazione con cui si è agito nei confronti della Grecia, costretta dall’Europa a svendere tutto quello che poteva essere ceduto, infrastrutture in primo luogo (aeroporti e Pireo, p.e.)? Forse che qualcuno ha, all’epoca, invocato principi etici e di solidarietà per evitare che si abbattesse sul popolo greco una mannaia che ha causato centinaia di morti, soprattutto tra i bambini? Non risulta da nessun documento che qualche maggiorente, Mario Draghi compreso, allora presidente della BCE, si sia opposto alla macelleria sociale perpetrata a danno di quel paese. E non risulta alcun ravvedimento relativamente alle politiche austeritarie che continuano a imperversare in un’Europa provata dalla crisi sanitaria, e nemmeno che si pensi di ripristinare una sanità pubblica fortemente provata da decenni di tagli. Relativamente al PNRR, vanto e orgoglio della signora Ursula von der Leyen, vedremo quali riforme saranno veramente favorevoli ai ceti non abbienti dei paesi europei, e quanto durerà il blocco del Patto di stabilità,  di cui invocano il ritorno, fere cotidie, i cosiddetti paesi frugali. 

È, pertanto, legittimo dubitare dell’onestà intellettuale di questi politici che, a seconda delle convenienze, richiamano in vita principi etici morti e sepolti da tempo?