A voler fare il punto della situazione, ciò che emerge con preoccupante meraviglia è la chiave di lettura utilizzata per spiegare la composita galassia formata da coloro che nutrono perplessità sui vaccini e sulle scelte squisitamente politiche che hanno accompagnato e ancora accompagnano la pandemia, come ad esempio il Green pass.
Pare, infatti, sia diventato un problema di tipo psichiatrico. Ma ciò che ha dell’incredibile è l’assoluta nonchalance con cui viene accettata dalla maggior parte dei cittadini questa impostazione.
Beh! diciamolo che non si era mai visto un approccio psichiatrico applicato ad una categoria di dissenzienti, perché a memoria d’uomo, anche se ai tanti “sinceri democratici”, che lascerebbero con piacere morire i non vaccinati in terapia intensiva, può dispiacere, questo è accaduto e purtroppo continua ad accadere solo in quei paesi che non possono essere considerati modelli di democrazia, come sono stati i paesi fascisti nella prima metà del Novecento o come la Russia, la Cina e alcuni paesi dell’est europeo o sudamericani, oggi.
Questa deriva antidemocratica sembra non preoccupare più di tanto e, anzi, le scelte dell’esecutivo sembrano confermare la precisa volontà di proseguire con pervicacia su questa linea, sostenendo, con discutibili politiche di incentivi economici, le radio e le TV che accettano di fare da cassa di risonanza alle scelte del governo sulla necessità di vaccinarsi. Che male c’è, dirà qualcuno. Beh! Spingere i media, che a parole dovrebbero essere indipendenti dal potere politico, a sposare le tesi governative con forme di subdola sudditanza, non può essere considerata una mossa del tutto scevra dal pericolo di interferenza nella linea editoriale di una televisione o radio, soprattutto in considerazione delle precarie condizioni finanziarie in cui molte di esse versano nel nostro paese a causa della pandemia. Credo si possa affermare che siamo in presenza di qualcosa di simile a un ricatto subito in stato di necessità.
Può essere considerata una preoccupazione eccessiva visto il già esistente allineamento della nostra informazione alla voce del padrone, ma in questi casi la forma è anche sostanza. Sarebbe, infatti, in ogni caso da evitare che si creassero dei cortocircuiti pericolosi per la democrazia, di cui l’informazione dovrebbe essere il nerbo.
Il fatto che le emittenti possano contestare le scelte del governo non rappresenta un elemento di garanzia. Infatti, se questo intervento si configura principalmente come aiuto alle emittenti in seguito alla crisi che esse stanno attraversando per la pandemia, perché questo do ut des?
Purtroppo, a voler parlare di questo spinoso argomento che è diventato il Covid19 e delle scelte politiche che ne sono derivate, si rischia concretamente di essere sottoposti a quei TSO che tanto piacciono al professor Galimberti.
Io speriamo che me la cavo!