di Maria Vittoria Cristiano
Gran Reset e Agile Governance tra teoria cospirativa e realtà.
di Maria Vittoria Cristiano
Negli ultimi tempi, a proposito del rilancio economico post-pandemico, abbiamo sentito parlare sempre più spesso di “Great Reset”: un piano di sviluppo industriale che si auto-definisce come “resiliente, equo e sostenibile”1 e che si basa su metriche ambientali, sociali e di governance (ESG) “agili”, generalmente orientate verso politiche cosiddette “green”.
Ad una prima, rapida (e profana) occhiata, il Gran Reset sembrerebbe un’iniziativa fantastica, volta a migliorare le condizioni ambientali e sociali del nostro pianeta. Promuovendo un ampio uso delle risorse tecnologiche e l’informatizzazione massiccia di processi produttivi e servizi, questa proposta di sviluppo si pone, infatti, l’ambizioso obiettivo di garantire una sempre maggiore rapidità ed efficienza del sistema a tutti i livelli: dalla governance politica ai comparti di produzione, fino alla gestione della salute pubblica e delle strutture assistenziali.
Eppure, tra giornalisti, autori ed esperti di economia, sono in molti ad esprimere posizioni critiche o quantomeno scettiche nei confronti del Gran Reset, che è stato accusato più volte e in più occasioni di essere un mero specchietto per le allodole e di nascondere, in realtà, dietro la sua facciata scintillante e progressista, un piano globale dai risvolti inquietanti e distopici.
Per comprendere a pieno il motivo di tali reticenze, spesso frettolosamente stigmatizzate come frutto delle più disparate e bislacche teorie cospirative, dobbiamo compiere un passo indietro e porci alcune domande fondamentali: da dove viene la proposta di un “reset” economico su scala globale? Chi potrebbe beneficiarne e come? Quali sono le parti in gioco e gli enti promotori?
Il progetto del Gran Reset, così come quello di “Agile Governance”, sono proposte formulate dal World Economic Forum.
Il WEF fu creato a Cologny (Ginevra, Svizzera) nel 1971 dall’economista e ingegnere tedesco Klaus Schwab, che tutt’ora ne detiene la presidenza, come fondazione “senza fini di lucro”. Secondo le informazioni riportate sul loro sito ufficiale, lo scopo del World Economic Forum sarebbe quello di “coinvolgere i principali leader politici, economici, culturali e/o di altro genere della società per dare forma a programmi globali, locali e industriali”2, mantenendo “l’integrità morale e intellettuale al centro delle proprie attività”. Attività che, è bene ricordarlo, vengono descritte all’interno del manifesto, come al di sopra di ogni interesse particolare.
Insomma, stando a quanto sostenuto, il World Economic Forum sembrerebbe niente altro che un incontro tra eletti.
Un innocuo consesso tra i più ricchi e influenti personaggi del consorzio umano che pagano (in forma diretta di tasse di membership e in forma meno diretta di copiosi finanziamenti) per poter partecipare a convegni e tavole rotonde organizzate sui più svariati argomenti, dall’uso delle moderne tecnologie, all’economia, dalla sostenibilità, fino alla gestione della salute pubblica. Convegni il cui scopo, sarebbe quello di approntare migliorie di interesse collettivo.
Per comprendere cosa c’è di vero nella storia che stanno provando a venderci, è necessario fare ancora un passo indietro e domandarci chi sono, di fatto, i membri paganti del World Economic Forum.
Il WEF, come abbiamo già sottolineato, ha un enorme potere economico e mediatico: tra le loro fila si contano, in qualità di portavoce, celebrities del calibro di Leonardo di Caprio, Bono Vox, Rania di Giordania e Carlo d’Inghilterra e le aziende promotrici, tra membership e partnership, possono tutte vantare fatturati sopra i 5 miliardi di euro. Come riportato diligentemente dal sito ufficiale del Forum3, tra i suoi membri è possibile trovare alcune tra le più potenti e influenti multinazionali, holding e gruppi bancari del pianeta. Aziende e gruppi che non di rado sono stati, però, oggetto di indagini e controversie piuttosto pesanti per aver anteposto i propri profitti al bene collettivo, alla tutela dell’ambiente o, in alcuni casi, al rispetto di normative e protocolli.
Società come Amazon, le cui politiche aziendali sono state spesso oggetto di aspre critiche e, in alcuni casi, hanno letteralmente leso la dignità umana dei propri dipendenti: un esempio fra tutti, il caso dei trasportatori costretti a urinare in bottiglie di plastica4 per rispettare i tempi di consegna. Colossi delle reti sociali come Meta, fondata nel 2004 da Zuckerberg, Severin &Co., che controlla, Facebook, Whatsapp, Messenger, Oculus ed è finanziata, tra gli altri, da Microsoft e Goldman Sachs, a loro volta membri del World Economic Forum.
Microsoft è stata più volte condannata per pratiche di lavoro scorrette come la ritenzione forzata di dipendenti, per corruzione di istituti, operazioni di censura, imposizione fraudolenta di copyright e licenze.
Goldman Sachs, invece, è stata accusata di favorire i conflitti di interesse attraverso il cosiddetto Revolving doors5, fenomeno, particolarmente evidente durante l’ultima grande crisi economica, per cui determinati individui passano da responsabilità pubbliche a ruoli di vario genere all’interno della banca d’affari e viceversa (ne costituiscono un fulgido esempio Henry Paulson e Timothy Geithner, oltre ai nostrani Draghi, Monti e Letta). Non sembrerebbe un caso, poi, che lo stesso colosso finanziario abbia finito per subire, in anni più recenti, un durissimo procedimento per frode6 per aver immesso nel 2007 titoli tossici subprime nel mercato bancario, causando la famosa Grande Recessione del 2008.
E, ancora, del World Economic Forum, fanno parte Morgan Stanley, Deutsche Bank e JPMorgan, a loro volta pesantemente implicate nella crisi dei crediti del 20077, nella gestione irresponsabile dei prodotti finanziari e nella perdita complessiva, da parte degli investitori, di miliardi di dollari.
Aziende come Nestlé, che ha ammesso candidamente l’esistenza di vere e proprie forme di schiavitù all’interno della propria filiera di approvvigionamento di materie prime (noto il caso dei pescatori di gamberi thailandesi8 o di sfruttamento del lavoro minorile in Africa Occidentale).
In qualità di membri finanziatori fanno parte del World Economic Forum le multinazionali farmaceutiche Moderna, Pfizer, Johnson & Johnson, Astrazeneca.
Produttori di armi, come la BAE Systems, nota per aver venduto, con il tacito benestare del governo britannico, armi a stati considerati “canaglia”, incluse nazioni come l’Arabia Saudita9 che ha usato quelle armi in modo davvero discutibile, uccidendo migliaia di civili innocenti in Yemen. Compagnie petrolifere come la Chevron, che ha ripetutamente e intenzionalmente mentito10 riguardo ai danni11 causati dal riversamento di materiale tossico nella foresta Amazzonica e alla loro sistematica violazione dei diritti umani. Aziende automobilistiche come Volkswagen, condannata per aver dato ritoccato in modo fraudolento i dati sulle emissioni nocive prodotte dai loro veicoli.
L’elenco è ancora lungo.
È davvero difficile, quindi, credere alla patina dorata che il World Economic Forum e i suoi membri tentano di mostrare ai poveri, ignari cittadini, bombardati da slogan alla Greta Thunberg e suggestioni futuristiche alla Elon Musk: più che un consesso di eletti benefattori, infatti, il Forum di Davos sembra somigliare al gestore di un gigantesco golf club, il cui unico scopo è quello di mantenere i prati ben curati e le mazze in ordine per i suoi danarosissimi, potentissimi, selezionatissimi soci. E dove, soprattutto, il campo da gioco siamo noi.
Un non-luogo situato in campo neutrale dove vengono prese decisioni che influenzano il mondo intero, bypassando la politica, annientando qualunque tipo di valore democratico, uccidendo la libertà decisionale di ogni singolo individuo e il diritto sacrosanto di autodeterminazione dei popoli.
1 https://www.weforum.org/agenda/2020/06/now-is-the-time-for-a-great-reset/
2 https://www.weforum.org/about/world-economic-forum
3 https://www.weforum.org/partners#search
4 https://www.bbc.com/news/world-us-canada-56628745
5 Tale fenomeno è ben noto nel mondo dell’alta finanza e ha portato, nel corso degli anni, a diverse e pesanti accuse di configurazione volontaria di conclamato conflitto di interessi.
6 https://st.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2010/04/goldman-sachs-Sec-frode-mutui-subprime.shtml?uuid=29ab46ea-496b-11df-bd6e-7ceda8f3e82a
7 https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1383473
8 https://www.cbc.ca/news/business/nestle-seafood-thailand-1.3331127
9 https://www.theguardian.com/business/2020/apr/14/bae-systems-sold-15bn-arms-to-saudis-during-yemen-assault
10 https://www.cnbc.com/2010/11/12/video-reveals-chevrons-fraudulent-oil-cleanup-evidence-tampering-lies-to-us-judges-reports-amazon-defense-coalition.html
11 https://www.repubblica.it/ambiente/2013/11/15/news/texaco-71076591/