La pattuglia dei Migliori

Ci avreste mai creduto che un personaggio come Brunetta sarebbe  tornato agli onori della cronaca come ministro della Pubblica amministrazione? Forse si! Ma certamente se vi avessero detto che avrebbe fatto parte del governo dei Migliori qualche perplessità l’avreste nutrita. 

Ma davvero pensavano che ci saremmo bevuti questa balla del governo dei Migliori? Bastava dire: mettiamo Mario Draghi a capo del governo, per difendere l’Europa dall’Italia, e le caselle dei ministeri le riempiamo a casaccio. Infatti pare che così siano andate le cose. Ma vediamo una per una le caselle più importanti. 

Transizione ecologica: Cingolani, un ingegnere green, così ce lo presentarono, che gode nel sentire che l’Europa apre al nucleare.

Istruzione: Bianchi, un economista che per avere scritto qualche libro sulla scuola ci viene rifilato come esperto di cose scolastiche. E infatti la scuola sta andando a gonfie vele…

Pubblica amministrazione: Brunetta, noto esperto di non ricordo cosa.

Sanità: Speranza. L’uomo venuto dal nulla, dove molti pensano ritornerà quanto prima.

Lavoro: Orlando, che eccelle per le ovvietà e l’insignificanza dei suoi interventi, perché forse ha capito che dire qualcosa di sinistra in questo governo non è impossibile, è inutile.

Interni: Lamorgese, nota fra i Migliori per non avere impedito l’attacco di Forza Nuova alla sede della CGIL, per evitare l’esplodere di violenze! (sic!)

Esteri: Di Maio, esponente di un movimento esperto in scatolette di tonno, a cui non hanno detto che la politica estera in Italia viene decisa dall’altra parte dell’Atlantico. 

Ho volutamente lasciata per ultima la casella Finanze, sulla quale vorrei spendere qualche riga in più.

Finanze: tale Daniele Franco. Franco chi? Se chiedete ad un italiano che segue la politica del nostro paese chi è l’attuale ministro dell’economia probabilmente, infatti, non vi saprà rispondere. Questo ministero, pur rappresentando uno dei gangli vitali di tutti gli esecutivi, non riserva mai particolari sorprese essendo un ministero eterodiretto da un “pilota automatico”, in quanto, qualunque  sia la volontà dei politici che occupano questa importante casella, le scelte che riguardano l’economia non sono in mano ai ministri di turno, bensì alla Commissione europea che decide cosa si può fare e cosa no. 

Il motivo di ciò è facilmente riconducibile oltre che a quanto sopra detto, all’ingombrante, e per molti salvifica, presenza di Mario Draghi che rappresenta il vero ministro dell’economia, essendo stato nominato sia per rassicurare l’Europa, sia per consentire a tutti i partiti di poter dire la loro nel momento in cui col PNRR ci sono in gioco tanti soldi, di cui sono essi ghiotti. 

Ammettetelo che non ci avevate fatto caso prima. A vederli citati tutti insieme un po’ di sconcerto si prova. Bastava e avanzava Draghi con la delega di tutti i ministeri per fare “rinascere” l’Italia. Tutto il resto era superfluo, come poi si è rivelato. 

Spostandoci, poi, dai politici alle organizzazioni del mondo del lavoro la situazione non cambia di molto.

Landini, per esempio. Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo un sindacalista così. Pensate la fortuna di uno come Draghi che mai avrebbe pensato di trovarsi un alleato così docile, addirittura da abbracciare alla prima occasione utile, benedetta da tutta la pattuglia, incredibilmente numerosa, di antifascisti un tanto al chilo. 

Ma nel gioco delle parti eccelle il duo Draghi-Bonomi. Figli del dio maggiore Sua Maestà “il profitto”, fingono di non trovarsi d’accordo per fare contento il popolo bue che, inebetito dalla narrazione pandemica, si fa scivolare addosso quanto di peggio abbia concepito la politica italiana dalla nascita della Repubblica ad oggi. 

Si poteva fare di meglio? Certo che no! Che Migliori sarebbero!