Oltre la logica pandemica emergenziale

Non siamo proprio alla svolta, ma di certo la narrazione pandemica sta modificando i suoi toni e rivedendo le sue certezze. Cosa sta, dunque, succedendo? Per la prima volta, dopo due anni, assistiamo a prese di posizione di primari e medici che cominciano a parlare con voce dissonante rispetto alla “voce del padrone”, per esempio, relativamente alla distinzione tra i morti con covid e i morti per covid. Questa omessa distinzione, di cui si è sempre sottolineata l’importanza ma che non è mai stata oggetto di indagine puntuale, ha profondamente inciso sulla percezione dei cittadini intorno al reale stato della pandemia. Qualche audace giornalista comincia pure a criticare il Migliore e a mettere in luce le contraddizioni di alcune sue affermazioni, tra le quali risalta in modo plateale quella secondo la quale l’introduzione del green pass avrebbe garantito la possibilità per tutti gli “obbedienti” di tornare ad una vita normale. Di là della palese falsità di questa affermazione mi pare interessante rilevare come sia potuto accadere che la quasi totalità degli italiani abbia creduto ad essa. In nostro aiuto giunge un esperimento sulla percezione visiva condotto dallo psicologo polacco Solomon Asch nel 1956, il quale ha evidenziato come si producono gli atteggiamenti e i comportamenti conformistici. Con questo esperimento egli ha dimostrato come il fare parte di un gruppo condizioni la percezione della realtà, inducendo gli essere umani ad affermazioni palesemente contrarie a ciò che essi vedono. (Rimando per una dettagliata conoscenza dell’esperimento al seguente link:   https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=http://psiche.org/classici-della-psicologia/conformismo-solomon-asch/)

Molti altri sono i segnali di ravvedimento rispetto alla conduzione della pandemia finora adottata dai governi. Uno proviene dagli Stati Uniti dove la Corte Suprema americana ha bocciato la decisione dell’amministrazione Biden che imponeva per le grandi aziende con più di 100 dipendenti l’obbligo di vaccinazione contro il COVID-19 o di sottoporsi a test settimanali e di indossare una mascherina durante le ore di lavoro. Ma se su questa decisione può gravare il sospetto di essere inficiata da motivazioni strettamente politiche, di particolare rilievo, ai fini di una revisione delle strategie fin qui adottate, è, invece, il parere dell’OMS che si è espressa contro il continuo ricorso all’inoculazione dei vaccini.

Il fatto, poi, che diversi paesi o hanno già cominciato o stanno cominciando a passare da una logica pandemica emergenziale ad una endemica rappresenta sicuramente una buona notizia in vista della tanto agognata normalità, impossibile da raggiungere se si insiste con le politiche restrittive (che somigliano tanto a dei lockdown mascherati), una volta che si ha la certezza che, date le caratteristiche del virus, non si può pervenire all’immunità di gregge.

Ma la notizia che fa traballare in maniera decisiva tutta la narrazione politico-mediatica intorno alla pandemia è l’accoglimento da parte del TAR del Lazio del ricorso presentato da alcuni medici di base e specialisti contro la nota del Ministero che prevedeva solo la ‘vigile attesa’ e la somministrazione di antinfiammatori e paracetamolo, così come previsto  dalle linee guida dell’Aifa che il ministero della Salute ha fatto proprie.

L’accoglimento del ricorso è motivato dal fatto che la disposizione del governo “contrasta con la richiesta professionalità del medico e con la sua deontologia professionale imponendo, anzi impedendo, l’utilizzo di terapie eventualmente ritenute idonee ed efficaci al contrasto con la malattia Covid 19 come avviene per ogni attività terapeutica”. A ciò si aggiunga che questa decisione del governo rappresenta un unicum nella storia della medicina che non ha mai conosciuto una simile imposizione.

La domanda a questo punto è la seguente: alla luce di queste nuove evidenze, in netto contrasto con le scelte adottate dai nostri governi, scelte basate su erronee convinzioni ritenute, invece, punti fermi della strategia fin qui seguita, è ragionevole insistere con ulteriori restrizioni che hanno tutta l’aria di gratuite vessazioni senza alcun fondamento, né giuridico-costituzionale né medico-sanitario?