Sanità e informazione: in tempi di Covid19 la Costituzione può attendere

Che questa nostra bistrattata Costituzione desse fastidio a molti era già noto. L’ultimo a provare a manometterla non ce l’ha fatta e, nonostante avesse dichiarato di lasciare la politica in caso di sconfitta, è ancora lì. Pazienza! 

Ma se pensate che essa dia fastidio a qualche fascista della prima o ultima ora vi sbagliate. Pensate, piuttosto, a più o meno ammirati politici, ad onorati primari di ospedali, a medici, a direttori sanitari e a giornalisti di rinomate testate. Ci voleva un virus per far venire alla luce il fascista che c’è in noi e la tendenza alla servitù volontaria che alberga, dalla Controriforma in poi, nell’animo degli italiani. Lento pede e con passo talora felpato, tal altro pesante, senza nemmeno accorgercene, si stanno smantellando, con l’alibi della pandemia, alcuni principi fondanti della nostra convivenza democratica. E non parlo solo degli articoli dal tredicesimo in poi della nostra Carta, ma anche di alcuni di quelli che troviamo tra i Principi fondamentali. 

L’attentato a mio parere più grave di tutti è quello all’articolo 3 che dichiara solennemente  che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, quotidianamente smentito da leggi e pratiche che, al contrario, minano alla base questo sacrosanto principio.

Se poi passiamo al secondo comma che così recita: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, possiamo renderci conto di come la realtà del nostro paese sia distante da quanto ivi affermato, realtà fatta, principalmente, di interventi che, anziché favorire libertà e uguaglianza condannano i cittadini alla sudditanza nei confronti di un sistema voluto e manovrato dalla finanza e dai poteri economico-finanziari i cui interessi sono rivolti a macinare profitti piuttosto che a garantire il benessere dei cittadini, ormai sudditi obbedienti di questo sistema. Se pensate che queste siano affermazioni frutto di una mentalità complottista andate a rileggervi il documento redatto dalla cosiddetta Commissione Trilaterale, un think tank, non governativo e apartitico, formato da uomini d’affari, politici, intellettuali che nel lontano 1973 metteva in guardia dai rischi di un “eccesso” di democrazia nei paesi occidentali.

Non mi soffermerò, però, su tutti quegli articoli che sono stati disattesi da quando è entrata in vigore la nostra Costituzione, ma solo su quelli che hanno subìto un drastico ridimensionamento, fino a un loro disconoscimento, in occasione dell’attuale pandemia, ormai declassata da più parti a endemia.

Farò subito tre nomi: Monti, Bersani e Pregliasco, che si sono distinti nell’opera di picconamento di due fondamentali diritti propri di una democrazia: quello all’informazione e quello alla cura. Il primo dei tre suaccennati personaggi è ormai tristemente noto per l’infelice affermazione sull’informazione in tempo di pandemia: “È una guerra, ma non abbiamo minimamente usato una politica di comunicazione adatta alla guerra. Io credo che bisognerà, andando avanti questa pandemia e per futuri disastri globali della salute, trovare un sistema che concili la libertà di espressione ma che dosi dall’alto l’informazione”, gli altri due per avere dato un’interpretazione irricevibile del diritto alla cura. 

Dispiace e pare impossibile che il figlio del ferroviere parli come il figlio del fabbro! Eppure è successo che il pur simpatico Bersani si sia lasciato sfuggire una simile affermazione: “Finché c’è posto per curare, bene. Se non ci fosse più posto, non sta fuori uno malato di tumore o di leucemia perché qualcuno dice che il vaccino è una roba da ridere“. No comment, anche se ancora molti, nonostante i dati li smentiscano giorno dopo giorno, credano che i no vax siano da considerare degli untori e l’unica causa dell’intasamento dei reparti ospedalieri.

Ma il dottor Pregliasco non è stato da meno, avendo disposto all’interno dell’ospedale Galeazzi, di cui è direttore sanitario, lo slittamento di “tutti gli interventi non urgenti per i pazienti con fragilità, tra cui i non vaccinati”, mandano all’aria, in un sol colpo, uno degli assi portanti del “Giuramento di Ippocrate”.

E sbaglieremmo se considerassimo queste uscite solo degli indizi, perché sono invece l’evidente prova che ormai le nostre democrazie sono in uno stato comatoso. Perché, vada che un politico o, in genere un uomo di potere, provi a ridurre gli spazi di democrazia per interessi di parte, ma che i diretti interessati, nel caso specifico normali cittadini e giornalisti, non insorgano dinanzi a simili aberranti affermazioni, dà la misura del livello di subordinazione ai potenti di turno raggiunto nel nostro paese. 

Ma la domanda delle domande è: interessa ancora a qualcuno salvare la democrazia dallo scempio cui è sottoposta da quando il bene privato ha sostituito il bene pubblico e comune, da quando cioè la logica del profitto uber alles, ha soppiantato valori come la solidarietà, un’equa redistribuzione della ricchezza e la sovranità, di cui siamo stati spogliati per consegnarla a un potere senza volto che detta le regole delle nostre vite, ormai sempre più eterodirette?