Dopo aver elemosinato senza successo un posto al Colle, il nostro premier si concede una battuta spocchiosa. Alla domande su un suo possibile futuro in politica ha risposto: “un posto me lo trovo da solo”. In un’Italia in cui le aziende stanno licenziando a ruota libera e il posto di lavoro diventa un miraggio per molti, certamente questa battutaccia il Nostro poteva evitarsela. Ma è proprio nelle battute di spirito che emergono i tratti più nascosti della personalità di ciascuno di noi. Non avevamo dubbi, caro Presidente, non della Repubblica, ma di un semplice governo, che lei è in grado di trovarsi un lavoro, mica come i disgraziati che a 50 anni perdono il loro, senza speranza che il mercato riesca a riassorbirli. Quanti giganti della finanza e quante banche di rating sono disposti a dare fiducia ad un uomo che ha attraversato perigliose acque pur di fermare qualunque ipotesi di politiche di giustizia sociale! E tutto questo sotto gli applausi scroscianti dei media e degli stessi italiani che in piena sindrome di Stoccolma hanno visto ridurre potere d’acquisto e libertà, in questo ben supportati da quegli ominicchi che sono gli attuali politici, tutti protesi a ingraziarsi non il popolo italiano, come sarebbe giusto, difendendo a spada tratta i loro beni più cari, come per esempio la sanità, la scuola, il lavoro e la sicurezza sul posto di lavoro, ma un’Europa per nulla impietosita dalle condizioni di vita dei ceti meno abbienti, e pronta a tornare a politiche austeritarie, nonostante qualcuno pensi ancora che si possa rivedere il Patto di stabilità, in direzione di un minore rigore. Ma anche questa discutibile affermazione del miglior Mario nazionale ha suscitato preoccupazione e, persino, ilarità piuttosto che indignazione. C’era da aspettarselo da un giornalismo e da un popolo in ginocchio, fortemente provato, quest’ultimo, da norme liberticide che hanno messo, e stanno mettendo, a dura prova la sua resistenza.