“Non c’erano fiori” – Raccolta poetica di Arianna Galli

Copertina jog
Nella nuova raccolta di Arianna Galli “Non c’erano fiori”,  caratterizzata da un forte impianto narrativo, ogni componimento coglie e illumina una tappa del cammino interiore dell’io lirico, una giovane donna che scopre sé stessa attraverso il dolore di un amore interrotto, troppo breve e intenso. Il racconto di passione, dolore e consapevolezza di Irene si sviluppa attraverso quattro sezioni (“Lanterna”, “Baci irrequieti”, “Volo, “Sfere”); l’autrice, raccogliendo la tradizione che dallo Stilnovo arriva fino a Montale e rovesciandola di segno, affida la salvezza della sua protagonista all’amore di un uomo, che incarna un essere superiore e quasi divino e presenta tutte le caratteristiche di norma attribuite alla figura femminile. È il suo sguardo che le consente di intravedere per la prima volta il senso della vita, aprendo uno squarcio sulla realtà che sta oltre la normale percezione dei sensi; si tratta però solo di un inizio, una frattura dolorosa che impone alla donna di immergersi in sé stessa, di attraversare la sua follia e toccare il fondo della sofferenza, perché è solo dentro di sé che può trovare la forza di rinascere. Sullo sfondo di una Milano che appare a sua volta “frantumata come la sua stessa anima”, ci addentriamo insieme ad Irene in un’atmosfera onirica, sempre in bilico tra “materia e sogno”, in cui l’indagine e la ricerca della realtà non vengono mai meno e vanno via via delineandosi più chiaramente con il procedere della raccolta. Grazie ad un uso evocativo della parola, che ricorda a tratti la lezione di Mario Luzi, l’autrice in questa raccolta prova ad esplorare ciò che sta oltre la superficie del mondo, e ci ricorda che, per cogliere la verità, non ci si deve fermare al solo dato oggettivo e superficiale, ma bisogna avere la forza di scavare oltre, senza aver paura di fare i conti con tutto ciò che spesso tendiamo a rimuovere o ignorare, anche se è dolore, anche se è pazzia.