Come manna dal cielo arriva la finta guerra d’indipendenza ucraina per ridare fiato sia ad una America in affanno e in difficoltà di immagine, perdipiù surclassata dalla potenza cinese, sia agli italici cultori delle trivelle che non aspettavano altro per tornare a esaltare le virtù taumaturgiche del gas nostrano in una finta sceneggiata autarchica, quando sappiamo benissimo che la valutazione di impatto ambientale e i vantaggi economici, sicuramente presenti, depongono a sfavore del primo, dopo che ad ogni piè sospinto si dichiara di volerla fare finita con le energie fossili. Ma la potenza americana, che ormai si dispiega solo fra gli alleati, visto che a livello planetario le prende di santa ragione (Afganistan docet), mostra i muscoli a danno dell’Europa (la cui costituzione in UE non ha mai visto né vede di buon occhio), cercando di fare imporre sanzioni alla Russia per favorire l’Ucraina e per vendere il suo petrolio (buona parte del quale viene estratto con la tecnica del fracking, ritenuta rischiosa dal punto di vista ambientale). Gira e rigira, pertanto, il vero nemico dell’Europa è proprio l’alleato americano che se potesse ci tratterebbe come un secondo Sudamerica, il cortile di casa della famosa “dottrina Monroe”. Ma la vera ragione di questo conflitto l’ha illustrata in maniera chiara e con dovizia di particolari il giornalista del Sole24ore Enrico Verga la cui chiave di lettura del conflitto è tutta di natura economica, spiegandoci come gli interessi ucraini siano volti a chiudere il flusso del Nord Stream2 col quale l’Europa si approvvigiona il gas russo, per favorire il loro gasdotto che procura alla ex Repubblica sovietica notevoli introiti, che per un paese povero come l’Ucraina sono la principale fonte di sostentamento. (Qui il link dell’articolo del 5 febbraio u.s.https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2022/02/15/guerra-ucraina-washington/).
La situazione ucraina, pertanto, ha poco a che vedere con rischi di attacchi russi o minacce all’indipendenza del paese, e molto con i forti interessi economici dell’Ucraina che confliggono con gli interessi dell’Europa che ha bisogno del gas russo come l’aria. È poi davvero singolare che continuiamo a fare affari con l’Egitto, nonostante l’affaire Regeni e Zaki, (per inciso anche per la vendita di armi) e ci prepariamo a far scattare sanzioni contro la Russia, obbedienti ai diktat americani, nonostante ciò sia contro gli stessi interessi del nostro continente. Non a caso il governo italiano si è dissociato dall’iniziativa della Camera di Commercio Italia-Russia e del Comitato imprenditoriale italo-russo di incontrare in videocall Putin in questo momento, vista la situazione internazionale, anche se l’incontro era già stato organizzato in tempi non sospetti.
Ma questa è la realpolitik caro lei, dirà qualcuno. Bene, allora smettiamola di declamare principi di sovranità, quando è chiaro che nulla è in nostro potere, né all’interno dell’Unione europea, né tanto meno nei confronti degli USA che, dal Piano Marshall in poi decidono la nostra politica estera.
Ed allora, anziché riempirsi la bocca di altisonanti parole quali libertà e indipendenza, sarebbe bene fare un bagno di realtà, ammettendo che per capire cosa sta realmente accadendo in quella regione basta lo slogan: follow the money!