Dov’è finita l’etica della disobbedienza?

La categoria degli insegnanti, già abbondantemente bistrattata, continua a subire gli strali di una politica che ha generalmente le idee confuse, ma abbastanza chiare quando si tratta di scuola e sanità. Questi sciagurati di insegnanti che dovrebbero allinearsi al pensiero unico che ti combinano? Lanciano messaggi devastanti alle nuove generazioni pretendendo addirittura di coltivare nelle loro menti il pensiero critico. Ma dove stiamo arrivando, signora mia! A completare l’opera di delegittimazione arriva adesso il demansionamento. Tu colpevole di lesa maestà avendo messo in discussione la verità del potere, scegliendo di agire seguendo la tua testa non vaccinandoti, con la pretesa di mettere in ridicolo le sacre certezze della Scienzah, adesso puoi riprendere a recarti a scuola ma non puoi pensare di entrare nelle classi, dovrai subire il purgatorio del demansionamento e sarai utilizzato “in attività di supporto alla istituzione scolastica”. Tutto ti è lecito fuorché fare quello per cui hai studiato una vita: entrare nelle classi. Serva questo da monito per chi crede di farla franca disobbedendo alle ferree leggi del Potere che ha deciso ciò che è bene per te. 

Ma a questa già indegna punizione si aggiunge il dileggio dei colleghi che, nella convinzione di trarre dei vantaggi dall’obbedienza perinde ac cadaver alle decisioni politiche imperanti, si lasciano andare ad affermazioni del tipo: “cosa faranno adesso questi colleghi, ci porteranno il caffè?” non comprendendo che questo dileggio è proprio dei servi sciocchi, di cui il Potere ha tanto bisogno per perpetuarsi e cancellare qualunque forma di pensiero critico, e di chi fa della servitù volontaria motivo di orgoglio, perché in questo modo può riconoscersi nella parte “migliore” della società pensando di ottenerne dei vantaggi. 

Chi come me ha vissuto la stagione della disobbedienza come virtù non può che dolersi di come siano andate le cose. Ci avevano insegnato che la formazione del cittadino consisteva nel fornirgli strumenti di analisi critica della realtà, andando oltre le apparenze, e ci siamo ridotti a insegnare poche ore di Educazione civica, dai più usate per convincere i giovani che vivono nel migliore dei mondi possibili dove ognuno, col sacrificio e l’impegno, può realizzare i propri disegni di vita. Ma da un pò di tempo pare che questo “gioco” non funzioni più, perché sempre più spesso qualcuno si alza e te le canta, facendoti notare che non è proprio così che stanno le cose, perché se non nasci nella famiglia “giusta” hai voglia di impegnarti, sei destinato a soccombere e a vivere in una condizione di perenne subalternità, strumento di ricchezza per altri che approfittano del tuo bisogno per ingrossare il loro portafoglio. Touché!