Fra gli effetti del covid19 sul costume e sui consumi ne va segnalato uno particolarmente significativo. La casa automobilistica Rolls-Royce ha comunicato che nel 2021 la vendita dei suoi modelli è aumentata del 49%, un aumento mai registrato prima in tutta la storia della casa, oggi in mano a BMW. La spiegazione che viene data dai responsabili delle vendite è semplice: chi ha i soldi si guarda attorno e si rende conto della brevità della vita e cerca di soddisfare in tempo quei desideri che magari aveva tenuto nel cassetto da anni. Altro che riflessioni filosofiche sulla brevità della vita!
Semmai ce ne fosse stato bisogno si conferma così un dato che era già emerso durante questi due anni di pandemia: cresce la ricchezza per i già ricchi ed aumenta la povertà per i già poveri e per quei ceti che fino a qualche anno fa godevano di un certo benessere. Questa è la risposta migliore a chi continua a credere che la pandemia è un livellatore sociale e non invece, a prescindere da idee più o meno folli di complottismo, che essa si è rivelata un’opportunità unica per i potentati economico-finanziari per celebrare il loro successo a livello planetario, lasciando per strada macerie che difficilmente potranno essere eliminate in tempi brevi (se mai ci sia la volontà di eliminarle), nonostante i proclamati aumenti dell’occupazione e del PIL, laddove i dati dicono che l’inflazione continua ad erodere il potere d’acquisto dei cittadini. A nulla servono gli appelli della Banca Mondiale che avverte che fra i problemi più impellenti che dovremmo affrontare c’è proprio quello della povertà sempre più diffusa.
Nell’era dei dati qualcuno si era illuso che i numeri potessero mettere a tacere inutili diatribe, mentre invece siamo costretti a rilevare quanto già si sapeva, e cioè che i dati vanno interpretati e incorniciati in quanto di per sé insignificanti, come già icasticamente Trilussa ci ha consegnato nella sua poesia sulla statistica. (1) Ed è questo ciò che maggiormente mi fa propendere per un’interpretazione malevola degli attuali numeri sulla pandemia. Mentre altri paesi stanno prendendo in seria considerazione l’idea di passare da una logica pandemica emergenziale ad una endemica, il nostro paese insiste con politiche punitive, addossando la colpa dell’attuale situazione ad un numero poco significativo di novax ed omettendo di comunicare dati che provengono non da una fonte dei “disobbedienti” ma dallo stesso ISS che due mesi fa ha affermato che i casi di morte sicuramente attribuibili al covid19 sono 3000 e non 130000 come la narrazione pandemica si ostina a ripetere. Sui motivi che spingerebbero in questa direzione già tanto si è detto, ma certamente ce n’è uno che salta evidente agli occhi: i grandi gruppi industriali e del terziario si sono arricchiti con la pandemia e intendono continuare a farlo, anche a costo di condannare all’indigenza quella ormai ampia fetta di società che arranca dentro un sistema moltiplicatore di povertà che offre poco o nulla, se non tanta precarietà, anche questa funzionale ad un mercato in cui vige la legge della massimizzazione dei profitti a scapito delle masse, la cui pauperizzazione sembra non destare particolare preoccupazione. Chi vivrà, vedrà!
(1).Sai ched’è la statistica? È na’ cosa
che serve pe fà un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che spósa.
Ma pè me la statistica curiosa
è dove c’entra la percentuale,
pè via che, lì, la media è sempre eguale
puro co’ la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perché c’è un antro che ne magna due.