Un regalo chiamato democrazia

Spesso le dichiarazioni dei politici offrono occasioni uniche per riflettere sullo stato della nostra democrazia. A leggere quella di qualche giorno addietro si fa presto a capire cos’è per loro, e per l’informazione mainstream al seguito, la democrazia.

È, infatti, passato inosservato quanto dichiarato da un esponente di primo piano del maggiore partito di quella che fu la sinistra, dichiarazione che la dice lunga su come sia tenuta in considerazione la volontà popolare.

Veniamo, dunque, al fatto.

Il deputato Provenzano, vicepresidente del PD, ha candidamente esortato gli esponenti del Movimento 5 stelle a non provocare la crisi di governo con queste parole: «È la destra che vuole le urne. Ai Cinquestelle dico “non fategli questo regalo”». Sorvolo sulla questione grammaticale e chiedo: perché mai dare la parola al popolo dovrebbe ritenersi un regalo?

È vero che siamo in tempi di saldi, ma continuare la svendita di quel poco che è rimasto del nostro sistema democratico non mi pare il modo migliore per riportare i cittadini, non dico ad appassionarsi, ma almeno ad esprimere la propria volontà visto che ormai la metà degli aventi diritto ha rinunciato a quello che una volta era ritenuto un diritto/dovere, attraverso l’esercizio del quale ci si considerava parte integrante di una comunità.

Evidentemente l’idea che la società non esiste ha fatto scuola, di là delle dichiarazioni di principio che si leggono ad ogni piè sospinto. E poi quest’idea che dopo il banchiere Draghi si scatenerebbe la tempesta perfetta non pare sia molto vicina alla realtà, visti i deludenti risultati conseguiti dal suo governo.

Ma v’è di più. Se un governo così sordo ai bisogni della gente comune e che sa solo elargire elemosine ottiene il consenso anche del più grande sindacato italiano che in un suo comunicato afferma che “non è il momento di indebolire il Paese e bloccare le riforme”, allora credo che non sia più possibile ragionare in termini di realtà e che il paese stia vivendo una delle sue peggiori stagioni, un incubo contrabbandato per sogno.

Il pensiero che sta dietro l’apparentemente innocua affermazione del vicepresidente Provenzano è abbastanza chiaro: pur di non fare vincere l’avversario politico sospendiamo, ancora per una volta, il diritto del popolo a fare sentire la propria voce.

È dunque questa l’idea di democrazia che vige nel nostro paese? La durata di un governo va protratta fino a quando i sondaggi non danno per sconfitta l’area politica che non ci piace? È la democrazia, bellezza! Che vi piaccia o no!

La mente mi torna a quando si giocava al pallone da bambini e qualcuno non contento portava via la palla non consentendo di continuare a giocare. Oggi qualcuno sta portando via il Parlamento e con esso l’ultima speranza rimasta di potere contare qualcosa oltre gli intrighi di palazzo e dopo essere stati derubati della nostra sovranità in nome di quale “alto valore” noi gente comune non riusciamo ancora a capire.