Un Nobel che viene dal passato

Mai come quest’anno possiamo dire che il Premio Nobel per la Fisiologia o Medicina affonda le sue radici nel nostro passato. Un passato che vide la nostra specie interagire, riprodursi ed evolvere insieme a due dei nostri parenti stretti, Homo neanderthalensis e l’uomo di Denisova.

 

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Lo scienziato Svante Erik Pääbo, specializzato nel campo della paleogenetica, si è visto assegnare il Premio Nobel di quest’anno con la seguente motivazione: “Per le sue scoperte riguardanti i genomi degli ominidi estinti e l’evoluzione umana. […] Attraverso la sua ricerca pionieristica, Svante Pääbo ha realizzato qualcosa di apparentemente impossibile: sequenziare il genoma del Neanderthal, un parente estinto degli esseri umani di oggi. Ha anche fatto la sensazionale scoperta di un ominide precedentemente sconosciuto, Denisova. […].”

 

Grazie agli studi condotti dal Dr. Pääbo e dal suo gruppo di ricerca, non solo oggi conosciamo di più sull’evoluzione degli ominidi ma sappiamo che la fisiologia degli esseri umani attuali è influenza anche dalle sequenze geniche dei nostri parenti estinti. Alcuni geni di Neanderthal influenzano la nostra risposta immunitaria a diversi tipi di infezioni mentre la versione denisoviana del gene EPAS1 conferisce un vantaggio per la sopravvivenza in alta quota.

 

Chi erano i Neanderthal ?

Questi uomini arcaici vissero in Europa e in Asia centrale durante il Pleistocene all’incirca tra i 200.000 e i 22.000 anni fa. I neandertaliani erano cacciatori-raccoglitori che utilizzavano il fuoco e seppellivano i defunti oltre a lavorare la pietra per creare varie forme di strumenti, dai bifacciali alle punte fino alle lame di forma allungata.La scoperta di questi ominidi risale all’estate del 1856 quando porzioni dello scheletro, tra cui la calotta di un cranio, furono rinvenute all’interno della grotta di Feldhofer nella Valle di Neander a circa 12 km dalla città di Düsseldorf in Germania.

 

Chi erano i Denisoviani ?

Questa nuova specie, che a oggi si ritiene abbia vissuto all’incirca tra i 370.000 e i 30.000 anni fa, fu scoperta nel 2008. Il recente ritrovamento fa si che ancora poco si sappia su questo nostro parente che si sarebbe diffuso soprattutto in Asia orientale e meridionale oltre che in parte della Melanesia. Il primo reperto portato alla luce riguarda un frammento osseo di dito mignolo di un individuo con età stimata tra i 5 e i 7 anni, fu portato alla luce all’interno della grotta di Denisova nella valle del fiume Anuj nel complesso montuoso Altaj in Russia, a un centinaio di chilometri dal confine con la Repubblica del Kazakistan.

 

Come avviene la scelta del vincitore ?

Ogni anno il Comitato dei Nobel spedisce alla comunità scientifica internazionale una richiesta di possibili candidati al fine di identificare gli scienziati che si siano distinti nel campo della fisiologia o medicina. Ricercatori, Presidi di Scuole di Medicina, specialisti del settore e anche ex Premi Nobel possono così nominare colleghi scienziati il cui lavoro sia ritenuto valevole. Unica regola, l’autocandidatura è vietata. I possibili candidati dovranno rispettare i criteri che Alfred Nobel aveva stabilito ovvero che a essere premiati fossero scienziati la cui scoperta avrebbe portato beneficio al genere umano. Nelle parole della biologa Juleen Rae Zierath, membro del Comitato dei Nobel per la Fisiologia o Medicina, l’idea che guida la scelta si basa su: “Stiamo cercando una scoperta che abbia aperto le porte e ci abbia aiutato a pensare a un problema in un modo nuovo o che la scoperta abbia cambiato il modo in cui pensiamo a un problema.”

 

Conoscere di più sui nostri antenati ci permette di capire ancora meglio chi siamo e da dove veniamo, favorendo il processo di globalizzazione e di rispetto delle differenze tra tutti gli esseri umani. Saremo veramente sapiens quando capiremo che prima di tutto siamo Homo.