Del mulen (tradotto dal bolognese che si parla tra Bologna e Ferrara, sta per il mulino) gli anziani, specie a Malabergo e nella prossima frazione Ponticelli in particolare, ne erano a conoscenza.
Non sorprendono quindi i resti trovati circa due anni fa allorquando la P3 Logistic Park ha iniziato i lavori di rimozione del terreno per i propri insediamenti.
Le cinquanta trincee predisposte per i carotaggi da una ditta specializzata su indicazione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna, hanno individuato il mulino di Ca’Gioiosa che attualmente interessa un‘area tutelata di circa 4000 metri quadri a fronte di un insediamento di manufatti che occuperà 93000 metri quadri interessando complessivamente 25 ettari di suolo.
Nella zona appartenente a un territorio che coinvolge anche il Comune di San Pietro in Casale sorgerà l’hub, uno snodo, per iniziativa della P3 Logististic parks, azienda specialista del settore.
P3 è un investitore, gestore e sviluppatore a lungo termine di proprietà di magazzino europee in Europa, posseduto al 100% da GIC, il fondo sovrano del governo di Singapore. L’obbiettivo del loro operare è di fornire ai clienti luoghi chiave in tutto il continente, preoccupandosi, così recita il loro sito, dei clienti e delle comunità con cui collaboriamo, sviluppiamo magazzini ecosostenibili secondo i più elevati standard internazionali.
Nei loro insediamenti dichiarano di utilizzare materiali da costruzione riciclati e di provenienza locale per ridurre l’impatto ambientale e l’impronta di carbonio con installazione di sistemi di illuminazione ad alta efficienza con cellule fotoelettriche e sensori di movimento per ridurre significativamente il consumo di energia elettrica.
I sistemi idrici prevedono utilizzo d’acqua piovana riciclata (ove possibile) e impianti idraulici a basso volume.
L’eccellente accessibilità all’area grazie all’uscita Altedo dell’autostrada A13 ad appena un chilometro e mezzo, la vicinanza all’Interporto (10 minuti in auto) unitamente alla disponibilità in loco di pool di manodopera qualificata, rivenditori, e-commerce, logistica, magazzinaggio e produzione leggera, sono gli ingredienti che hanno portato a individuare l’area come polo di insediamento che è a ridosso dei campi una volta, grazie alla famiglia Pizzardi, coltivava rigogliose risaie. Aspetto questo che ha comportato l’opposizione da parte di gruppi e associazioni sensibili ai temi ambientali e al consumo di suolo.
Il mulino, ubicato in prossimità dell’ex zuccherificio AIE di San Pietro in Casale, utilizzava le acque del Canale Navile che a poca distanza trovavamo poi sbocco nuovamente del Reno dopo averle prese dallo stesso alle porte di Bologna.
L’area interessata agli scavi, oltre al mulino che presentava tre macine per altrettanti tipi di granaglie, rivela anche una serie di servizi accessori come ad esempio il granaio, le vasche, i pozzi, magazzini, l’abitazione per gli addetti, lo stallatico per animali utili al sostentamento come rilevano le ossa trovate di capre e maiali, una torre colombaia.
Un insediamento che per la locazione poteva essere di riferimento fin dal XIV secolo, periodo cui risalgano i manufatti più antichi ritrovati, per un ampio bacino grazie anche alla densità abitativa e alla navigabilità del Canale Navile resa a volte difficoltosa causa il prelievo delle acque utili alla macinazione.
Porticato in una parte della struttura emersa e un ponte ad arcate di provata robustezza, completano il mulino che più volte ha subito modifiche e rimaneggiamenti sicuramente dovuti alle inondazioni che caratterizzavano la zona prima della regimentazione delle acque venute a formarsi nel tempo. La volubilità del Reno, verificata anche nel recente periodo come nel caso dell’alluvione a Castel Maggiore pochi anni orsono, comportava un disordinato spargimento di acqua e fango che travolgeva la campagna.
Nel corso degli scavi sono stati ritrovate ceramiche, maioliche, un mortaio che porta alla preparazione in loco del cibo e frammenti di vetro che sono riconducibili all’intera vita del mulino che dal medioevo arriva ai primi anni del ‘900 come denotano lo stile di alcune fiaschette per vino.
Una volta terminato il rilievo e, speriamo, dopo un ultimo sguardo cui invitare la comunità, l’intera area sarà ricoperta e tutelata: una sorta di parco archeologico in attesa di scavi e studi più approfonditi senza arrecare danni, quando le tecnologie che verranno lo consentiranno.
Intanto i reperti saranno custoditi; immaginiamo nell’area della zona a ciò vocata, vale a dire Casa Frabboni a San Pietro dove già sono esposti testimonianze d’epoca romana.
Dopo la legge del 2015 che consente ai singoli comuni di conservare i risultati degli scavi effettuati per gli insediamenti edilizi o, nel caso della zona di pianura a nord di Bologna, per la metanizzazione, il tema dei reperti resta attuale.
Dove conservarli?
Dove esporli?
Il tema è stato posto recentemente sulla stampa locale per quanto attiene ai reperti trovati a Granarolo, ma vale per Malalbergo, Minerbio e altri comuni ancora.
Li teniamo in scatola o li facciamo fruire al pubblico?
Può interessare potenzialmente il turismo di cui ultimamente si parla spesso a proposito della pianura e non solo dei grandi centri urbani?
Intanto registriamo che, oltre all’archeologia che ci riporta dall’epoca villanoviana, al medioevo e anche a tempi più recenti, si diffondono manufatti da annoverare fra l’Archeologia Industriale.
Tanti sono ormai i capannoni dismessi delle zone desinate alla produzione.
Li lasciamo crollare o interveniamo?
Sistemarli sarebbe anche una riduzione del consumo di suolo.
Certo servono fondi, ma anche una visione che spesso non abbiamo perché concentrati al breve periodo e non a una lunga prospettiva.
Punti di vista diversi che fanno la differenza fra gestire e governare.
Ricordiamoci che Italia è un’economia sviluppata, una delle prime 10 economie nazionali per dimensioni a livello mondiale e con un PIL di 2,16 trilioni di euro nel 2021. Le risorse, volendo, si trovano. Basta incassare bene (e qui comprendiamo tutti ciò che significa) e spendere meglio.