TRADIZIONI IN CUCINA: CRESCENTINA O TIGELLA?

da Il Mondo che c’è (il gruppo)

Tigelle durante linfornatura
Tigelle durante l’infornatura

Le sole “dispute” possibili sono quelle culinarie che, fatte a tavola davanti a buon cibo, sono quei disaccordi che poi uniscono e ci fanno avvicinare di più tra noi. Buon cibo, buon vino ed una buona compagnia… un pò come accadrà in questi giorni di festa!

Una “disputa” antica, culinaria e linguistica, è quella tra Bologna e Modena come ad esempio sull’origine dei tortellini che ogni città vuole come sua!

A “dividere” l’Emilia, in questo caso, è la caratteristica tigella che nel modenese viene chiamata crescentina.  A Bologna troviamo la tigella e la crescentina (che in questo caso è fritta) mentre a Modena troviamo la crescentina ed il gnocco fritto tutto assolutamente buonissimo e farcito con i salumi, i formaggi e le preparazioni locali caratteristiche.

Davanti a tutto questo benessere conviviale la storia ci aiuta a fare un pò di chiarezza. Tigella deriva dalla parola “tegella” e dal latino “tegula” (coperchio): si chiamava cosi la copertura di terracotta che serviva a cuocere questi gustosi dischi di pasta che venivano impilati e tra l’uno e l’altro disco venivano messe le tigelle in terracotta arroventate e foglie di castagno perché la crescentina si aromatizzasse e non si attaccasse. Quindi per fare la crescentina modenese servono le tigelle realizzate in terra  di castagneto triturata e poste in stampi di legno decorati con una incisione caratteristica  in bassorilievo a forma di fiore: “il fiore della vita” simbolo ed augurio di prosperità e fecondità che lascerà la sua impronta su ogni disco di pasta.

In commercio oggi esistono “tigelliere” o “stampi” di diverse dimensioni.

Gli ingredienti base della ricetta tradizionale sono: farina, acqua, sale, lievito di birra o bicarbonato… ma di casa in casa, a seconda delle abitudini locali, gli ingredienti hanno subìto variazioni e c’è chi aggiunge  olio, strutto, burro, latte, panna o zucchero.

Personalmente io preferisco la versione classica (magari con l’aggiunta di un poco di panna).