Coloro che si avventurano fra la geometrica precisione dei filari di vite, da cui sono generati straordinari vini, e con la calma necessaria s’inerpica sui pendii di Serralunga, sulla torre di Barbaresco e ancora affronta le scalinate del castello di Grizzane, dove Camillo Benso di Cavour ebbe a pensare e realizzare poi l’Italia Unita, immersi nella bellezza per inebriarsi (nel caso è proprio il verbo più azzeccato) di paesaggi superbi, possono inaspettatamente trovare altre meraviglie.
Non stiamo pensando a quelle che deliziano il palato di cui le Langhe sono prodighe e generose nel dispensarle, ma ai colori sgargianti che l’arte abbinata di Solomon “Sol” Lewitt (1928- 2007) e David Tremlett, artista britannico naturalizzato in Svizzera, ci offre in quel di La Morra, località posta a un tiro di schioppo da Barolo.
Sulla strada che congiunge con una via poco carrozzabile le citate località, vi potete imbattere in una cappella che, alle forme architettoniche già inusuali, aggiunge un frastuono di colori.
Sarete affascinati dalla potenza cromatica della Cappella della Brunate, edificio costruito nel 1914 per offrire riparo ai lavoratori dei vigneti circostanti in caso di maltempo.
Nota anche come Cappella di SS. Madonna delle Grazie, la chiesetta, abbandonata per anni, è stata ristrutturata alla fine degli anni ’90 trasformandola da una sorta di rudere quale ormai era, in uno splendido esempio di arte contemporanea.
Lewitt si occupò dell’esterno con un gioco di colori brillante e vivace, mentre Tremlett si occupò delle decorazioni interne, più calde e serene.
La fila di auto e visitatori che si assiepa nei paraggi con grande aggravio della tranquillità di chi in quelle zone risiede, fa comprendere che è uno degli edifici più conosciuti e ammirati della zona. Forse è la chiesa più fotografata delle Langhe.
L’insolito, e forse bizzarro edificio, attira ogni anno più di 60.000 visitatori che tra e continue pose di coppia o gruppo, apprezzano il contrasto che la multicolore chiesa innesca con la dolcezza del territorio circostante.
L’inusuale fila per godere di un’opera d’arte contemporanea interroga il vostro cronista che si chiede se andrebbe a un museo d’arte contemporanea chi fa la fila per la Cappella del Barolo.
Vista la vicinanza, date gusto alla scampagnata con una visita a Barolo, paese che ospita un bellissimo museo dedicato all’omonimo vino e che presenta un’annessa enoteca.
La struttura è un utile approdo per assaggiare vini ottimi, conosciuti e apprezzati dai tanti stranieri che pullulano tra i colli che, distribuiti a mo’ di anfiteatro, dai punti più alti fa risaltare alla vista il Monviso, monte imponente da cui trova sorgente il grande fiume: il Po.
Non sarete delusi dal Museo del Barolo, gradevole e soprattutto innovativo, ideato e pensato tra gli altri da Pierangelo Vacchetto, già noto agli estimatori dell’arte fotografica per essere stato ospite a Bentivoglio, nella fortunata stagione espositiva di Palazzo Rosso negli anni ottanta.
David Tramlett nel 2016, non pago dell’esperienza di Barolo, a circa 30 chilometri di distanza e precisamente a Coazzolo, ha realizzato l’esterno di un’altra chiesetta.