Viandante a mani nude: riflessioni poetiche haiku tra le opere bronzee di Gilbert Kruft a Bologna

“Viandante a mani nude” è il titolo del prossimo salotto culturale che si terrà domenica 19 novembre alle 15.30 presso la casa museo Gilbert Kruft a Bologna.

Sandra Zanotti Kruft, vedova del maestro, farà gli onori di casa accogliendo curiosi e letterati come i poeti, di componimenti haiku, Glauco Saba e Giuseppe Ferrara che animeranno il pomeriggio analizzando gli aspetti letterari e artistici che caratterizzano i versi giapponesi e le sculture in bronzo del Maestro Gilbert Kruft.

Proprio lo haiku, la poesia costruita intorno alla ‘vacuità’, al vuoto che permette la sua concentrazione. Se nel mondo occidentale il vuoto è stato identificato con il nulla, nel mondo giapponese corrisponde invece a quella parte assente che permette al pieno di esistere. È un elemento fondante per tutta la cultura giapponese: è la parte interna ed esterna della tazza da tè che ne permette l’esistenza e la funzione; è lo spazio bianco della pagina che riempiamo con l’inchiostro in calligrafia; è lo spazio sottratto dalla presenza di una statua.

Il vuoto, nello haiku, è silenzio.

Studio del Maestro Gilbert Kruft 2 1

Studio del Maestro Gilbert Kruft

Per parlare di vuoto, quindi, bisogna ricorrere alla…sostanza che è di certo il concetto fondamentale del pensiero occidentale. Il verbo latino substare (letteralmente stare sotto) da cui deriva substantia, significa anche resistere, sostenere. Stare viene inoltre usato nel senso di ritenersi, affermarsi tenere testa. Le parole stato, statua appartengono alla stessa famiglia linguistica e derivano più propriamente dal greco stasis che non significa solo “stare”, ma anche rivolta, insurrezione, conflitto, discordia e partito.

Qualunque sostanza, anche il bronzo quindi, pensa perché “parla” e parla perché “pensa” e lo fa attraverso un movimento di separazione e distinzione. La sostanza infatti non è concepita per un’apertura ma per una chiusura.

Sūnyatā (in sanscrito: vacuità) è il concetto centrale del buddhismo e per molti aspetti è opposto a quello di sostanza. Sūnyatā indica un movimento di espropriazione, svuota cioè chi o cosa si ostina a restare chiuso/a in sé stesso/a. Nel campo della vacuità nulla si condensa e permane in una massiccia presenza: le forme presenti emanano una singolare assenza.

Le figure di Gilbert Kruft paiono ritirarsi nell’infinita vastità di uno sfondo e come si sa l’inversione figura-sfondo è l’arbitro unico della percezione umana.

Nessuna opera di Gilbert manifesta qualcosa di definitivo. Niente si impone; niente si delimita, si chiude in sé. Chi osserva si ferma (e si afferma) perché la statua comincia a fluire: bronzo e sangue si abbracciano.

Si potrebbe dire: il vuoto è lo strato profondo, l’invisibile spazio di respiro delle forme. Il vuoto le immerge in una specie di assenza. Ma questa assenza fa emergere il vuoto convergendolo in presenze singolari quali montagne o statue. Il vuoto è dunque forma.

Il centro cavo del “bronzo”, quindi, la sua vacuità non è un semplice risultato. Non si tratta cioè del fatto che le pareti della scultura lascino un vuoto, precedentemente pieno di cera, inteso come un luogo non occupato da nulla. È piuttosto il vuoto a far nascere intorno a sé le pareti.

Il vuoto è, per così dire, più antico delle pareti. Il vuoto è quest’ “anima originaria” così remota e precedente a tutto ciò che è senza precedenti persino al tempo e allo spazio, alla luce e al buio, al silenzio e alla musica. È un’anima che si irraggia nella figura e che…figura nell’irraggiamento di un arte sapiente, quella che disegna il granchio perfetto di Chuang-Tzu; quella che scrive l’haiku perenne di Mātsuō Bashō.

Un’arte che riempie il… vuoto di Gilbert Kruft, il vuoto dei viandanti.

Un’Arte che (ci) riempie tutti di Tutto.

www.gilbertkruft.com

Per partecipare ai salotti culturali che si tengono presso la casa museo di Gilbert Kruft è sufficiente prenotarsi scrivendo a marcella@marcellanigro.it