Sto leggendo il libro della Norwood ed è da qualche giorno che sono come in uno stato di shock. Questo libro, ricordo, lo teneva mia madre sul comodino molti anni fa. Mia madre e i suoi uomini. Mio padre e il suo compagno dopo il suicidio di papà.
Mia madre non ha mai stimato molto il sesso maschile, mi ha sempre parlato malissimo degli uomini, del loro essere tutti un po’ “maiali” ed egoisti.
Io, d’altro canto, legatissima a mio padre che ho amato alla follia, dopo averlo perso non sono più riuscita a liberarmi dalla sindrome dell’abbandono.
Mi sono consumata per anni in relazioni abusanti, narcisistiche, malate, dove cercavo di riempire un vuoto che non era tra le gambe ma dentro di me.Ho amato troppo, male quindi, un po’ come mia madre. Ho usato male gli uomini e me stessa.
Un padre dipendente dall’ alcool e io dipendente da zucchero e sesso. E dalla sofferenza che cercavo di sconfiggere con altra e più grande sofferenza.
Sembrava, per anni, che solo la tempesta emotiva potesse darmi tranquillità, stabilità. A quello ero stata abituata fin da piccola, al dolore, al contrasto e lì cercavo sempre di tornare. Lì mi sentivo “a casa”, amata.
Sentivo di essere nata sbagliata.
Ho amato il male per molto tempo perché credevo che per molto tempo solo il male avesse amato e potesse amare me.
Ero una donna che amava troppo, che amava sbagliato. Non una donna, una bambina sbagliata.
Sono rimasta scioccata quando ho preso in mano il libro della Norwood e ho iniziato a leggere…per quanta me ci ho trovato.
L’avessi letto prima!! Forse mi sarei svegliata un po’…mah…
Con l’introduzione di Dacia Maraini che ci sottolinea la citazione da Laing della scrittrice:
“Nella vita c’è molta sofferenza, e forse l’unica sofferenza che si può evitare è la sofferenza di cercare di evitare la sofferenza”.
Lo consiglio a tutte le donne che amano troppo ma a tutte perché è uno spaccato umano secondo me meraviglioso.