È stato uno dei comici di punta di Zelig e attore di film quali Baciato dalla fortuna, assieme a Vincenzo Salemme e Alessandro Gassman, e Vacanze di Natale a Cortina con Christian De Sica. Ha fatto parte della serie Netflix Summertime e della fiction L’ispettore Coliandro, e ha scritto libri come Una vita da paura,che è diventato un best seller. Per il teatro ha firmato diversi spettacoli, tra cuiUn po’ di me – genesi di un comico, Io ci sarò e Noi – mille volti e una bugia. È il comico romagnolo Andrea Sasdelli, in arte Giuseppe Giacobazzi, che torna nella stagione 2023/2024 del Teatro Celebrazioni di Bologna questa volta con il suo ultimo show Il pedone. Luci, ombre e colori di una vita qualunque.
In programma per sette repliche, dal 2 al 5 e dal 9 all’11 maggio (feriali ore 21.00, domenica ore 18.00), lo spettacolo – con la regia di Carlo Negri – fa un paragone tra la vita reale e quella vissuta su una scacchiera.
In una società dove tutti sognano di essere dei pezzi pregiati, spicca il fascino della normalità. Ogni istante della vita, in fin dei conti, è una continua partita a scacchi: dal corteggiamento alle relazioni sociali fino al guardarsi allo specchio, tutto è un gioco dove ad ogni azione corrisponde una reazione. Ed è proprio dal susseguirsi di azioni e reazioni che nascono le storie del pedone, spesso esilaranti nella loro tragicomicità.
Giacobazzi, mettendosi nei panni del pezzo della scacchiera più umile e comune – e non della regina o del re – gioca una partita, interpretando un monologo, comico e interiore allo stesso tempo, che porta lo spettatore a scoprire piano piano la mossa successiva.
Al contrario del pedone, che in fondo ha sempre e solo due punti di vista – il bianco e il nero – noi possiamo prendere in considerazione infinite sfumature di colore, che ci rendono vivi e carichi di emozioni. In ogni caso tutti siamo pedoni e tutti sogniamo quel preciso istante dove anche il più umile pezzo sulla scacchiera può dare scacco matto.
Ne Il pedone. Luci, ombre e colori di una vita qualunque Giacobazzi si discosta sempre di più dal cabaret vecchio stile e si avvicina invece maggiormente alla narrazione – tipica del teatro comico – in un percorso dove non si abbandona mai la risata, che è il tratto distintivo di ogni suo spettacolo, e che in questo soliloquio diventa anche strumento di riflessione.