Yo no soy la Sinistra

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Qual è la forza di Giorgia Meloni? Essere ed apparire “una de noantri”. Vi sembra poco in politica? Dalla Garbatella a Palazzo Chigi la strada non è poi tanta. Solo a chi è rimasto chiuso nelle stanze di una politica autoreferenziale può sembrarlo. Non avere capito che la gente comune non ama i loden in politica ma una che parla come mangia e che magari fa pure le faccine (comportamenti che non saranno il massimo in termini istituzionali), è il peccato originale di una sinistra che ha continuato a parlarsi addosso con le sue belle analisi prive di presa fra i ceti popolari che chiedono interventi a favore di tutele che li mettano al riparo dai danni provocati da un neoliberalismo che, invece, essa ha incomprensibilmente abbracciato, facendo la gioia di una destra che ha visto davanti a sè praterie che ha saputo accortamente attraversare fino ad arrivare al potere. Ed ora tutti a chiedersi come mai, nonostante politiche che nulla hanno di sociale, la destra-destra continui a macinare consensi oscillando nei sondaggi tra il 28 e il 29%. Usando il linguaggio meloniano verrebbe da chiedere a questa sedicente sinistra: ma vi siete guardati allo specchio? Dove sono finite le politiche redistributive che erano il fiore all’occhiello della sinistra? E dove l’opposizione alle guerre e alla produzione di armi che sottrae risorse alla spesa sociale? A guardare le liste elettorali del maggiore partito della sedicente sinistra difficilmente troverete un operaio o un rider sfruttato, mentre facilmente vi potrete imbattere in imprenditori di successo o intellettuali più o meno raffinati. E quando, poi, si centra qualche nome “giusto” questi nomi votano contro o si astengono rispetto alle indicazioni del partito. Chiedo a Tarquinio e Strada: ma che ci fate lì? Pensate di poter cambiare un partito che ha deciso dove stare? Che ha deciso di stare dove non dovrebbe? Duole annotare l’infelice prima uscita della nuova segretaria che, nel promettere un nuovo corso, dichiarava di farsi consigliare da un armocromista nella scelta delle sue mise, allontanandosi così sempre più da un sentire che vorrebbe un politico vicino alla vita reale delle persone comuni. Il più grosso partito di sinistra è purtroppo diventato un contenitore di sensibilità troppo diverse, nella convinzione, secondo molti errata, che tutto si possa ridurre ad una questione numerica. Come dire: “più siamo, meglio è”. Ed invece la realtà dice ben altro. Ci parla della necessità di una radicalizzazione della lotta politica, come dimostra l’avanzata delle estreme destre in Europa. Il “si vince al centro” rappresenta l’annacquamento, fino alla dissoluzione, della propria identità politica che poi altro non è che il percorso deciso dalla sinistra dopo il 1989. Essersi convinti erroneamente, con Fukuyama, che con la caduta di quel muro fosse finita la Storia, ha provocato uno slittamento incontrollato della sinistra su posizioni neoliberiste, con la rinuncia ad intestarsi le battaglie che fino a quel momento avevano caratterizzato i partiti che si ispiravano ai principi di giustizia sociale. Invocare una più equa redistribuzione della ricchezza ed una reale attenzione alle esigenze dei lavoratori, compresa la sicurezza nel posto di lavoro, non pare essere più presente nell’orizzonte ideologico di una sinistra che si trova molto più a suo agio nella rivendicazione dei diritti umani, che vanno sì rivendicati, ed anche con fermezza, ma che non possono fare passare in secondo piano la lotta per il diritto ad un lavoro dignitoso, principio che era ben chiaro ai costituenti quando decisero di immortalarlo nell’articolo 36 che così recita: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. E mentre si cerca di allargare il campo alla ricerca di una, almeno al momento impossibile, quadratura del cerchio, il fascismo neoliberista e anarco-capitalista macina consensi e occupa l’immaginario di tanti giovani che vivono nel mito di due moderni eroi quali Musk e Milei, non a caso sempre più acclamati dalla nostra Presidente del Consiglio che fa affari col primo e si fa fotografare col secondo sotto la scritta “viva la libertà”, senza specificare di chi e quale.