La questione del come sia possibile che tanti cittadini votino partiti di destra, anche estrema, pur avendo in altri momenti sperimentato come una volta al potere questi partiti non implementino politiche a favore dei ceti meno abbienti, è strettamente intrecciata al tema della deriva antidemocratica che sta colpendo gran parte dei governi del mondo occidentale. Nel tentativo di rintracciare le cause di questa deriva ho ritenuto utile riprendere il rapporto struttura-sovrastruttura presente nella teoria marxiana secondo la quale la sovrastruttura, comprendente il diritto, la filosofia, la politica e la religione, è il riflesso della struttura economica e non un semplice prodotto.
A partire da questa interpretazione ho messo in relazione l’attuale struttura economica dei paesi con economia sedicente di mercato con le scelte che caratterizzano i governi delle democrazie occidentali. Essendo ormai chiaro ed irreversibile il processo di finanziarizzazione dell’economia e il conseguente peso dei grandi fondi di investimento come Vanguard e BlackRock, appare del tutto naturale che i paesi ad economia capitalista ubbidiscano ai diktat del capitalismo finanziario ed alla sua forma suprema: quell’anarcocapitalismo che ha in Milei il suo più tenace promotore. Questa cieca obbedienza ha condotto, come era prevedibile, alla morte della politica, che ha smesso, a partire dagli anni Ottanta, di dare gli indirizzi di politica economica per assecondare i desiderata dei potentati economico-finanziari. Questa sudditanza si è manifestata attraverso l’introduzione di norme miranti a ridurre gli spazi della protesta e conculcando la volontà popolare, come dimostrato dalle decisioni del presidente Macron in ordine alla formazione del governo francese e della Corte Costituzionale romena che ha annullato l’esito del voto che aveva premiato il candidato filorusso, prendendo a risibile pretesto una non meglio identificata intrusione della Russia, sentite sentite, attraverso TikTok! In tempi meno recenti basti ricordare il “bluff” delle primavere arabe e dei paesi dell’ex Unione Sovietica che, come riconosciuto dagli stessi USA, sono state manipolate da Ong finanziate dal governo statunitense. Possiamo affermare che gli Stati Uniti, oggi più che mai con Trump, vogliano realizzare a livello planetario quanto realizzato nei paesi sudamericani con la dottrina Monroe, come dimostrano le uscite dell’immobiliarista, diventato per la seconda volta presidente degli USA, relative all’acquisto della Groenlandia e della Striscia di Gaza. E la povera Europa che voleva diventare una grande realtà politica ed economica in grado di competere con i colossi americano e cinese si scopre vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro soprattutto in seguito alla decisione di fare professione, perinde ac cadaver, di atlantismo acritico.
A parte qualche eccezione, è tutto un fiorire di leggi e iniziative volte a limitare la libertà di espressione. Questa tendenza che ha avuto il proprio battesimo e la propria diffusione dapprima nei paesi dell’ex Patto di Varsavia, si va diffondendo anche nei paesi dell’Europa occidentale come dimostrano le leggi emanate per impedire le manifestazioni contro il genocidio israeliano o la decisione dell’ Università della Bicocca, poi rientrata, di annullare il seminario di Paolo Nori su Dostoevskij reo, quest’ ultimo, di essere russo e, pertanto, meritevole di essere trattato alla stessa stregua di un qualunque putiniano!
Ce n’è abbastanza per temere sul futuro delle nostre democrazie, umiliate persino da nuove creative, inquietanti ed ossimoriche espressioni quali “democrazie illiberali”, coniate nell’estremo tentativo di convincerci che sia ancora in vita qualcosa che già da un po’ di tempo ci è stato sottratto.