Si potrebbe affermare che l’attuale classe politica mondiale sia vittima di quella particolare tipologia di processo di pensiero che in psicologia prende il nome di wishful thinking, o pensiero desiderante, che induce a rafforzare alcune credenze, a crearsi dei convincimenti relativamente ad alcune situazioni, facendosi influenzare da ciò che maggiormente si desidera. Ad un livello di maggiore complessità può venirci in aiuto il “realismo infantile” teorizzato da J. Piaget secondo cui il bambino attribuisce realtà a tutto ciò che esiste, compresi sogni, pensieri, nomi e linguaggio, senza distinguere tra ciò che è concreto e ciò che è astratto. Studiosi, intellettuali, commentatori politici e padroni dell’informazione desiderano o sognano, per esempio, che l’Ucraina vinca la guerra? Ed ecco che nelle loro menti ciò diventa reale, pur essendo la realtà sul campo ben diversa. Desiderano o sognano che Israele sia l’unica democrazia mediorientale? Ed ecco che ciò diventa reale, pur essendo assolutamente evidente che ciò è frutto solo della loro mente infantile.
La differenza con la teoria piagetiana consiste nel fatto che, mentre secondo lo studioso svizzero questa sia solo una fase dello sviluppo cognitivo, politici ed intellettuali sembra si siano fermati a questa fase e, soprattutto, non esistono indizi che facciano sperare in un’evoluzione.
Se non fosse per le disastrose conseguenze su tante vite umane potremmo tranquillamente lasciarli giocare e divertirsi come bambini irresponsabili, ma noi che siamo, purtroppo, diventati adulti dobbiamo denunciare la pericolosità di simili comportamenti e contrastarli con tutte le forze a nostra disposizione. Ma, duole constatarlo, non abbiamo molte frecce al nostro arco, essendosi venuta a creare una santa e solida alleanza tra politica, finanza ed informazione che sembra rendere impraticabile qualunque strada.
Non ci resta che continuare indefessamente nell’opera di smascheramento di questa classe politica nella speranza che masse indistinte diventino massa critica in grado di sottrarsi al perverso gioco del potere che non riuscendo ad uscire dal cul de sac in cui si è cacciata, con le sue politiche antipopolari, pensa di venirne fuori spingendo l’acceleratore sulla guerra prossima ventura, presentata come ineluttabile conseguenza delle scelte del regno del Male. E qui entra in gioco quello che potremmo definire il braccio armato della politica attuale: quell’informazione un tempo considerata il cane da guardia del potere ed oggi diventata cane da passeggio di politici venduti alle lobbies più spregevoli, fino a ridursi a mera propaganda degna delle peggiori autocrazie cui i governi occidentali somigliano ogni giorno sempre di più.