ata di difendere i confini polacchi, ma che continua ad infischiarsene di quelli italiani, nonostante il banchiere. E, per essere sicuri che l’Italia non faccia i capricci, e che segua i diktat neoliberisti del premier, ci pensa l’Economist, pronto ad eleggerci paese dell’anno, con buona pace di chi ha visto ridursi il potere d’acquisto, si appresta a pagare bollette salatissime, chiude le attività per le dissennate politiche fin qui attuate e muore quotidianamente sul lavoro. Con tutta questa grancassa è normale che i fedeli gridino in coro: che dio ce lo preservi! Anzi, che riesca a portarlo sempre più in alto, magari fino al Colle.
Non si erano mai visti tanti servitori cortesi, neanche nella tanto disprezzata Corea del Nord! Eppure oggi bisogna fare tanta fatica per trovare qualcuno che con la penna in mano, ma soprattutto con la schiena dritta, riesca a scrivere qualcosa di credibile, come ai tempi in cui qualcuno chiedeva a D’Alema di dire qualcosa di sinistra. Ed invece si intonano peana ed osanna a chiunque faccia parte di questo governo, col banchiere in testa a dirigere una stonata orchestra, che ha dato il meglio di sé con le ultime norme sul Covid19, una pattuglia male in arnese che, seguendo il comportamento del premier e del ministro Cingolani, farebbe bene a congedarsi dal paese e farci tornare a votare. Ma poi pensi: perché tornare a votare se poi ritrovi un Brunetta o un Di Maio qualunque a difendere gli interessi di una casta autoreferenziale che ha perduto il contatto con la realtà e che, in nome di un’emergenza senza fine, è da decenni che ripropone sempre la stessa insipida pietanza?