Pontificare sul Pontefice


Ho ascoltato con interesse la digressione dí Cinzia Sciuto, direttrice di Micromega (di cui ho molto apprezzato il saggio di alcuni anni fa “Non c’è fede che tenga”), in cui si dice sorpresa ed incredula per il fatto che la sinistra (sempre che significhi ancora qualcosa di ben definito) abbia aderito in maniera acritica ed entusiastica alle scelte del Papa, il cui pontificato ai suoi occhi sta tutto racchiuso nel non avere preso posizione in favore dei diritti LGBT, dell’aborto e del diaconato femminile sul quale, in verità, ci si aspettava un’apertura da parte di Bergoglio. Questo le è bastato per definirlo  reazionario e misogino. Credo che la sua impostazione del problema sia sbagliata per diversi motivi. La direttrice insiste, come tanti, sul fatto che sul piano dottrinale e su quello dei diritti il Papa non abbia modificato per niente quanto già stabilito dalla Chiesa cattolica. Se ciò da un lato è vero, dall’altro però non prende nella dovuta considerazione alcune aperture del pontefice che, a mio parere, non andrebbero sottovalutate e che gli hanno procurato non pochi nemici dentro e fuori la Chiesa. In questa sua esposizione C. Sciuto non fa, per esempio, alcun riferimento alle posizioni di quell’accolita di reazionari rappresentata dal gruppo QAnon che ha gioito per la morte del pontefice, gruppo le cui critiche all’operato del papa dovrebbero rappresentare una medaglia al valore e fornire utili indicazioni nella valutazione delle sue scelte. E, a seguire, andrebbe segnalato, per onestà intellettuale, il silenzio assordante di un primo ministro dell’unica “democrazia” mediorientale che tace di fronte alla morte del “nemico” Bergoglio. Evidentemente quello della carneficina scatenata da Israele è un nervo scoperto che la  Sciuto non ha piacere di affrontare. Da una valida giornalista e saggista come lei non mi sarei aspettato una tale superficialità nel trattare un tema così delicato come gli equilibri all’interno delle gerarchie della Chiesa cattolica e, al tempo stesso, che ignorasse il quadro internazionale, limitandosi a denunciare solo alcuni aspetti, seppur importanti, dell’operato del Papa. Pare più che altro, la sua, una presa di posizione avente come scopo quello di farsi dire: “brava ha avuto il coraggio di dire cose che altri non dicono”. Credo quindi che tale deliberata semplificazione meriti un approfondimento. Ho individuato nel discorso della Sciuto, infatti, una profonda contraddizione. La giornalista e saggista dice ad un certo punto, credo giustamente, che non si può prendere da una persona quello che ci piace e sorvolare su quello che non ci piace. È vero. Il cosiddetto cherry picking non è un modo argomentativo corretto di procedere nelle analisi dei fatti. Ma è esattamente quello che lei fa quando attacca a testa bassa l’operato del papa su alcune questioni mentre tace o minimizza su un tema che dovrebbe scuotere la sinistra, e cioè quello della pace. L’attenzione agli ultimi, la critica ad una economia disumana, la condanna delle guerre non sono forse temi che dovrebbero rappresentare il “core” di una sinistra vera? Non possiamo prendere quello che non ci piace e criticarlo e tacere di quello che mette a nudo la vergogna di una sinistra (quale?) che, sul tema  della guerra, è perfettamente allineata alle posizioni delle destre più becere e degli interessi più inconfessabili. L’impressione è che la Sciuto nella sua disamina abbia sbagliato bersaglio, o meglio che l’abbia sfiorato quando ammette che esiste una sinistra orfana di riferimenti ideologici e leader credibili che ha finito per aggrapparsi alla tonaca bianca di Bergoglio. La domanda a questo punto è: e che c’entra Bergoglio? Non è che, per caso, il problema sia di una sinistra allo sbando? Se la sinistra illuminista che la Sciuto invoca, al termine di questa sua intemerata, è quella di Scurati, Serra e compagnia cantante, beh! allora è arrivato il momento di fare chiarezza e raccontarcela tutta, perché con tutti i suoi limiti preferisco le parole del papa di condanna netta della guerra e del profitto che schiaccia la dignità umana o, ancora, della violenza israeliana contro i palestinesi sulla quale non ho sentito parole di severa condanna da parte di una sinistra diventata d’un tratto afona, agli sproloqui di Scurati sui guerrieri e di Vecchioni sulla superiorità culturale dell’Occidente. Non è forse arrivato, cara Sciuto, il momento di decidere da che parte stare, senza cercare di nascondersi dietro paraventi sacri?