Il protagonista dell’intervista di oggi è chimico per formazione, manager per professione e poeta per indole; queste sue tre anime convivono in perfetto equilibrio, quello che si raggiunge dopo aver esplorato se stessi e accolto quei lati che normalmente si tende a nascondere. Per Luigi Nataloni è fondamentale confrontarsi con la parte più sensibile, quella che solo apparentemente ci fa sembrare fragili mentre in realtà ammorbidisce gli angoli più acuti e al contempo si rafforza grazie alla loro presenza, infondendo ai suoi versi la sottile consapevolezza delle umane debolezze che consistono proprio nell’incapacità di accettare le profondità dell’amore, dei sentimenti e delle sensazioni indispensabili per arricchire la nostra esistenza. La sua raccolta di poesie, Cuore liquido, è una traccia ma anche un’esortazione a guardare dritta negli occhi l’emozione che più di tutte fa paura ma senza la quale la vita perde la sua essenza. Andiamo a scoprire di più di lui e del suo libro. Luigi, come mai scegliere la poesia come forma espressiva in un mondo in cui l’accelerazione e i ritmi veloci sembrano essere l’imperativo nonché l’essenza stessa della società contemporanea? Proprio a causa di questa accelerazione che ci porta a vivere una continua instabilità serve sempre di più riscoprire una dimensione che non ha tempo, che non ci fa perdere il legame con il nostro passato non solo recente e la poesia, cosi come ogni arte, è un modo per capire e ascoltare le nostre emozioni “primitive”. Quando, o per meglio dire a seguito di quale evento, ha avvertito l’impulso di scrivere i suoi primi versi? Ho cominciato a scrivere alla fine dell’adolescenza quando non sapevo come incanalare la mia voglia di dare e ricevere amore nelle sue varie manifestazioni. Questa continua illusione e disillusione nella voglia di vivere in un mondo con più amore e la consapevolezza dell’impossibilità reale di poterlo davvero realizzare ha caratterizzato sempre la mia poesia che è stato un modo e un mezzo per raccontare questi miei sentimenti, queste mie sensazioni. Lei si esprime in prosa, le sue parole sembrano essere concentrati di avvenimenti che hanno avuto un corso ben più lungo nel suo vissuto o in quello immaginato e appartenente alle vite di altri. Quanto di queste pillole sono parte di sue esperienze personali e quanto invece ascolto empatico della realtà che la circonda? Quasi sempre racconto le mie emozioni o emozioni di altri che faccio mie, ma alla fine raccontando le nostre debolezze, le nostre illusioni e i nostri sogni raccontiamo la vita di tutti. Per questo la poesia non ha tempo perché racconta del nostro intimo più profondo, inclinazione nascosta che appartiene alla natura dell’uomo, assumendo un’accezione ampia, quasi universale in virtù della quale poco importa se si tratti di vicende personali o meno, è un linguaggio, quello del mondo emotivo, comprensibile in modo istintivo. Ciò che fuoriesce in modo più evidente dai suoi versi è una naturale tendenza verso il sentimento più nobile, l’amore, quanto è importante per lei questa emozione e quanta parte riveste all’interno della sua vita? È fondamentale, soprattutto è indispensabile cercare di capire perché sia così difficile amare, perché l’amore sia spesso frainteso e perché sia così comune tramutare l’amore in odio o in egoismo. Talvolta si ha paura di amare perché questo sentimento nella società contemporanea che ci vuole forti e inattaccabili, viene percepito come una forma di debolezza. La poesia per me è lo strumento attraverso il quale provo a liberarmi di queste paure per amare liberamente. La sua poesia potrebbe definirsi simbolista poiché ogni oggetto, ogni evento, ogni forma esistente è una metafora di un sentimento, di un’emozione, di un sentire che si svela al lettore proprio in virtù di quel conosciuto attraverso cui lei ne cattura l’attenzione per condurlo altrove. È questo un suo modo di osservare la realtà intorno a sé o piuttosto un’esortazione all’uomo contemporaneo a lasciarsi andare e guardare tutto con occhi diversi, quelli dell’emozione? Come dicevo prima vorrei che l’accelerazione che stiamo vivendo nella tecnologia, nei progressi che facciamo in tutti i campi potesse anche riguardare le emozioni ed i sentimenti. Nel campo delle emozioni, di come viverle e di come accoglierle, non abbiamo fatto troppi progressi, non ci siamo mai fondamentalmente liberati dalla paura di esporci e di metterci a nudo. Con la mia poesia scopro la ferita, porto alla luce le contraddizioni e le paure, talvolta con uno sguardo al futuro positivo e in altri versi con delusione ma anche questo fa parte del nostro dualismo, del nostro vivere in bilico tra due nature a volte opposte, che non ci dovrebbe spaventare più di tanto. Vorrei che la mia poesia susciti nel lettore la voglia di mostrare quel cuore che spesso non è così solido ma che è liquido e per questo ha bisogno di dilatarsi e occupare sempre più spazio. Il suo libro Cuore liquido è appena stato pubblicato, ci racconta cosa ha rappresentato per lei questo traguardo? È un modo per dire “io sono anche questo”, non sono solo una persona che ha lavorato duramente, un manager come tanti altri, bensì c’è anche di più oltre la mia veste professionale, c’è un pensiero, c’è un messaggio della mia vita che finalmente sono riuscito a concretizzare attraverso questa raccolta di versi, di sensazioni. Quali sono i prossimi progetti o sogni nel cassetto? Vorrei parlare di più con i giovani e non solo di chimica come faccio all’università ma anche di altro, della vita, dell’amore, del bello che ci circonda, di come apprezzare un quadro o una poesia. Magari leggendo le mie poesie in qualche caffè letterario… potrebbe essere un bel modo per parlare assieme e confrontarci tra generazioni parlando di sentimenti. Non è così male no?