Riccardo Cassini, autore di testi teatrali, radio e tv, sceneggiatore e autore di pièces e libri umoristici (tra cui “Il piccolo libro della Nutella”, “Era buio pesto alla genovese” e “Veni Vidi Wc”), ha scritto testi per Fiorello, Panariello, Hunzicker ed altri personaggi della televisione. E’ stato autore dell’ultimo Sanremo e di Made in Sud per Rai 2. Nativo di Napoli e abitante di Roma, ha offerto al pubblico questo accorato commento sui funerali di Bibi Ballandi avuti luogo ieri a Baricella. Baricella, è un paesino piccolo, lontano dalle grandi città e dai circuiti degli spettacoli. La piazza del paese, rettangolare, ampia per come può esserlo la piazza di un paesino della provincia, è piena di persone, qualcuna incuriosita che domanda, qualcuna al corrente che racconta. Mi colpisce il tono delle voci: non c’è quella pesantezza che di solito incombe su questo tipo di cerimonia, non ci sono gli sguardi aggrottati talvolta sinceri, tal altra accentuati artificiosamente, che si vedono in queste occasioni. No. Perché questo è il funerale di Bibi. Questo è il racconto di un mondo, quello dello spettacolo, che, per un vero colpo di regia senza regista, un colpo di teatro senza teatro, ha trasformato in maniera inconsapevole e istintiva, il solito Gran Finale in un finale grande. Al termine del rettangolo della piazza, sul lato corto, c’è la chiesa, a fianco della quale una vecchia insegna, di un neon del secolo scorso, indica: “Cinema Teatro”. Le campane suonano a festa, come da precisa richiesta della Lella, la moglie di Bibi. All’entrata della chiesa, Carabinieri in grande uniforme dall’aria bonaria un po’ collodiana e tanti fiori semplici, con scritte semplici. Dentro, un’atmosfera, poco descrivibile a parole, in equilibrio fra l’emozione, tanta, e la tristezza, quest’ultima sopraffatta quasi del tutto da altre sensazioni che si riconoscono nell’aria: il ricordo, l’allegria, il gruppo, il sogno, l’appartenenza. Il mondo dello spettacolo, tutto il mondo dello spettacolo, decide senza dirselo, senza pensarlo, di capovolgere per un giorno se stesso. Perché questo è il funerale di Bibi, signore e signori. Oggi il protagonista è l’unico fra i cantanti, attori, presentatori, comici, showmen, ballerini, giornalisti, scrittori, dirigenti, organizzatori, manager, tecnici, agenti, per non dire dei politici, l’unico, dicevo, che protagonista mai aveva voluto essere. E oggi, raccontandogli del suo funerale, di questo funerale così, si schermirebbe con un sorriso timido, guardando da un altro lato e provando a cambiare discorso. Oggi, le star mettono in fila la loro voglia, l’esuberanza, la personalità, l’ego, i curriculum e li fanno sfilare a capo chino, con reverenza e riconoscenza, davanti al loro maestro gentile. Il mondo capovolto. Non c’è gara a chi deve stare davanti, a chi deve entrare prima, a chi deve accomodarsi nel posto più visibile. Oggi, il cantante famoso fa un passo indietro verso l’ultima fila, i comici un po’ rivali si uniscono in un abbraccio sincero stringendosi con forza, lo showman osannato si alza per fare sedere una vecchietta del paese. Il mondo capovolto. Il più grande gruppo di stelle di prima grandezza dello spettacolo che si sia mai riunito in Italia, che sempre, per ragioni di ordine e sicurezza, viene separato fisicamente dall’affetto dei fans, oggi partecipa ad una messa in una chiesa di paese, in ordine sparso, fianco a fianco con gli amici della parrocchia, l’artigiano, il medico condotto, il sindaco con la fascia tricolore. Un signore dal fortissimo accento emiliano interpella la cantante famosa: “Ti ricordi di me? Sono il cugino di Bibi, venivi a giocare in giardino da noi che eri piccolina…” e lei annuisce e lo abbraccia con trasporto. Il mondo capovolto. Monsignor Vecchi, celebrando il rito, non accenna mai alle solite formule delle cerimonie funebri, assume un tono da chiacchierata fra amici, chiede alla Lella se si ricorda il tale episodio divertente, ricorda alla conduttrice Rai quando lui e Bibi le scelsero il vestito per presentare lo show davanti al Papa “quello coi pantaloni, per non sbagliare” e quando convinse Bibi a restaurare il crocifisso della chiesa “Se tu restauri lui, lui restaurerà te”. E’ il momento del saluto alla Lella. “Mi raccomando, ora sei tu che devi venire a benedire i camerini con l’acqua di Lourdes” e lei, serena, sorride: “Guarda che ci vengo”. Le campane suonano a festa, bisogna andare. Con la scusa di sfiorare la bara di Bibi per un ultimo saluto, incastro in un intarsio del legno un piccolissimo sassolino liscio preso stamattina all’alba, sulla spiaggia a Napoli. “Volare bassi per schivare i sassi””, diceva sempre. Ora, puoi volare alto. Grazie, Bibi.