Daniela Patriarca durante il firmacopie Origini romane, ex insegnante di inglese poi dedicatasi all’attività di formazione di insegnanti ed educatori, oltre che di counseling, da diversi anni coltiva la sua passione per la scrittura, quel mondo di parole attraverso cui libera la sua capacità di creare storie, di spostarsi senza muoversi e di viaggiare nel tempo verso epoche passate che però continuano a influenzare il presente. Sono questi gli ingredienti del suo ultimo romanzo, Malovento, un giallo in cui tutto è diverso da come sembrerebbe e il lettore si sente tirato dentro la trama e coinvolto nei confronti di ciascuno dei personaggi protagonisti in virtù dello stile scrittorio attraverso il quale Daniela Patriarca sceglie, come narratore esterno, di vestire letteralmente i panni dei suoi personaggi per esplorare il punto di vista singolo riguardo lo svolgersi dell’evento fulcro della storia. Comincia con il ritmo della poesia in prosa l’autrice, per permettere alle parole di definire i personaggi, per dare il senso del movimento lento e disarmante che contraddistingue l’episodio che da un lato costituisce il principio del libro ma che, nello svolgersi reale della storia, è in realtà l’epilogo degli accadimenti, la naturale conclusione di un evento che poi segnerà inevitabilmente la vita di tutte le persone coinvolte. I salti temporali tra gli accadimenti del passato e l’epoca presente hanno la singolare caratteristica di creare un sottile filo destinico in cui tutto si avviluppa fino ad avvicinarsi all’inaspettata verità; lo sguardo della Patriarca nei confronti dei suoi personaggi è quasi materno, empatico, anche alle figure più spiacevoli, scomode o controverse riesce a dare un aspetto umano, a scoprire e spiegare il senso, il motivo, per il quale i loro comportamenti sono tali e hanno determinato poi la condotta che ne ha segnato l’intera vita. Il giallo risale a cinquant’anni prima del tempo in cui la verità sarà svelata eppure sembra che i protagonisti della vicenda siano rimasti in qualche modo congelati, legati a tutto ciò che si è verificato senza essere capaci di ricostruirsi un’esistenza, come se in qualche modo sentissero di non meritarla, di non poter mai più essere quelli che erano stati prima che le circostanze determinassero un giro di boa. Ma sentiamo dalla viva voce dell’autrice alcuni accenni sulla trama e i risvolti di cosa l’ha ispirata a scrivere l’appassionante romanzo Malovento, pubblicato da Edizioni La Conchiglia e ordinabile in tutte le librerie e bookstore on line. Daniela, lei racconta di un tempo lontano, molto diverso da quello attuale, in maniera molto dettagliata, soprattutto nelle emozioni e nei pensieri dei personaggi, quasi come se lo avesse vissuto o le fosse stato tramandato. Ha attinto a persone realmente esistenti, prendendone magari di piccoli frammenti, oppure Nennella, Caterina, Sofia, Piero, Luca, Fiore, sono stati generati esclusivamente dalla sua fantasia? I personaggi si presentano in maniera totalmente autonoma nella mia mente e, credo, in genere nella mente di chi scrive un romanzo, ma certamente ciascuno di loro porta con sé tracce di persone incontrate, conosciute, spesso solo sfiorate con uno sguardo. In qualche modo chi scrive si appropria delle vite degli altri e confonde qualcosa della propria. E poi ci sono la fantasia, le immagini, ma anche le storie ascoltate da bambina. Spesso viene alla mente un fotogramma e da quello o dalla musicalità di alcune parole che riecheggiano identificando quel particolare istante, nasce il tutto. In quanto alle epoche, non essendo più giovanissima, l’atmosfera di anni passati mi è familiare, oltre a essere essenziali per rappresentare al meglio quell’idea di tempo sospeso che volevo imprimere alla storia. Nel romanzo non viene mai rivelato il nome della piccola città in cui, nel passato e nel presente, i personaggi si incontrano e intrecciano il loro cammino in quello che sembra essere un ponte temporale in cui tutto ha bisogno di svelarsi. Perché questa scelta? È forse un modo per evidenziare le differenze culturali con la contemporaneità a prescindere dal luogo in cui si sia vissuto il passato? Anche nei miei romanzi precedenti i nomi dei paesi, delle città e delle località non sono mai espressamente nominati. Si intuisce che le storie si svolgono al Sud ma, volutamente, l’ambientazione diventa una sorta di palcoscenico con determinate e percepibili caratteristiche, anche se non quelle di una specifica città. Come ha giustamente notato il luogo può diventare un ponte, una sorta di spazio che ciascuno può continuare a immaginare, attraversandolo con la propria inventiva, ben oltre la descrizione offerta. 2 Copertina romanzo Malovento Il suo è quasi uno sguardo manzoniano nei confronti dei protagonisti delle vicende, quell’occhio indulgente in virtù del quale esiste sempre la possibilità di redenzione finale. Qual è, tra le tante, la figura a cui si sente più legata, quella che ha amato di più tra tutte? Lo sguardo verso i personaggi è stato, scrivendo, uno sguardo privo di pre-giudizio, e probabilmente questo mio approccio deriva dai miei tanti anni di osservazione diretta nelle classi e dalla pratica del counseling. Ogni personaggio porta nella sua storia, come avviene nella vita di tutti noi, la spiegazione dei propri comportamenti, una sorta di situazioni concentriche, un labirinto di specchi che possono riflettere anche immagini distorte fino ad arrivare alla verità o a quella che è la verità per una determinata esistenza. Ciascun personaggio mi è caro perché, in fondo, chi scrive si innamora delle proprie creature. Flaminia, Rocco fanno parte di una vita di coppia appagante, desiderata e finalmente raggiunta; Sofia è la giovane donna che si libera dagli schemi così come, per contro, Malovento non riesce a liberarsi della pessima reputazione che lei stessa ha contribuito a costruire. Credo sia però fondamentale la coralità dei personaggi e persino degli oggetti che in qualche modo mi sono cari perché essenziali per la storia: il velo da sposa di Nennella, l’abito nero di Malovento e quel vento di scirocco che confonde ogni cosa e la rende sospesa. La donna che dà il titolo al romanzo, Malovento, non è il personaggio principale, eppure la sua presenza è forte e incisiva per tutto il corso delle vicende. A chi si è ispirata per raffigurare questa importante e controversa personalità? A livello conscio credo di non essermi ispirata a nessuno in particolare. All’inizio mi intrigava dare vita ad un personaggio negativo, quasi in contrapposizione alle altre figure femminili del romanzo, però, nel corso della scrittura, il personaggio si è per così dire svelato, mostrando tutte le sfaccettature della propria personalità che lentamente vengono rivelate al lettore, pagina dopo pagina. Non sempre e solo un malo-vento, se così si può dire, bensì una personalità sfaccettata che prende via via più rilevanza e assume spessore. Lei ha già all’attivo altri due romanzi e un saggio. Ci racconta i suoi prossimi progetti? Cos’ha in cantiere? Sto lavorando ad una storia a cui tengo molto, ma per scaramanzia non vorrei anticipare nulla. E ci sarà forse un ritorno di Rocco, l’ispettore di Malovento che si appassiona al cold case, e Flaminia, la sua amata moglie, che nella nuova storia si troveranno a misurarsi non più con segreti e misteri del passato bensì con qualcosa di contemporaneo che li coinvolgerà in modo inaspettato. Titolo: Malovento Autrice: Daniela Patriarca Editore: La Conchiglia Collana: Atyidae Pagine: 150 Prezzo: 16,00 Link per l’acquisto: https://www.ibs.it/malovento-storia-del-tempo-fuggito-libro-daniela-patriarca-pizzigallo/e/9788860911193 https://www.libraccio.it/libro/9788860911193/daniela-patriarca-pizzigallo/malovento-storia-del-tempo-fuggito.html https://www.amazon.it/Malovento-Storia-del-tempo-fuggito/dp/8860911192